da Tecnica della Scuola
Esodati, il numero di beneficiari sale. Ma la scuola rimane sempre fuori
di A.G.
L’apertura del governo a non fermarsi a 65mila è del sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, Giampaolo D`Andrea: stiamo indagando sull`esatto numero di chi va tutelato, pronti a individuare le risorse. Per i 4mila prof e Ata “intrappolati” poche speranze.
Finalmente il governo sembra cedere sulla questione dei lavoratori cosiddetti `esodati`: l’esecutivo del premier Monti starebbe infatti valutando soluzioni che, in tempi ragionevolmente brevi, abbiano "una copertura finanziaria tecnicamente idonea". L’apertura a non limitare la copertura economica ad appena 65mila lavoratori rimasti, a seguiti della riforma pensionistica, senza lavoro e senza assegno di pensione, è arrivata dal sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D`Andrea. Il quale, intervenendo ad una trasmissione televisiva incentrata sulla riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero, ha parlato di una linea di allargamento sul numero dei beneficiari dell’assegno di sostegno sino a quello della pensione.
D`Andrea ha ricordato come la commissione Lavoro della Camera abbia avviato "un`indagine conoscitiva per individuare l`esatto numero dei lavoratori che devono essere tutelati (l’Inps ha fornito cifre altissime, superiori ai 300mila pensionandi ndr), al fine di mettere a punto una proposta con la collaborazione di tutti i gruppi parlamentari. Nei prossimi giorni potremo avere idee più precise. Il problema – ha aggiunto - è articolare il provvedimento in modo tale da assicurare le risorse quando si presenta la necessità".
Il sottosegretario ha voluto "rassicurare la platea di coloro che sono in difficoltà e gli interlocutori politici: faremo ciò che abbiamo annunciato. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, si è assunto l`impegno, ribadito con una nota ufficiale, di varare nuove norme sugli esodati, la flessibilità in entrata, gli ammortizzatori sociali".
Resta ora da capire se anche i circa 4mila dipendenti della scuola costretti a non lasciare il servizio, a seguito dell’applicazione rigida della riforma Monti-Fornero, rientrino in questa platea di prossimi beneficiari. Diciamo subito, anche per non coltivare false aspettative, che le speranze rimangono minime. La conferma che sulla scuola non vi sarebbero ripensamenti è arrivata pochi giorni fa dal giovane viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali, Michel Martone, che ha comunicato che “per essi, non c’è deroga” poiché non rientrano tra coloro che si ritroverebbero senza più retribuzione e pensione. In effetti, per loro si aprirebbero altre prospettive: continuare a lavorare, in certi casi anche per altri 4-5 anni in più rispetto al modello pensionistico precedente Prodi-Damiano. I più delusi hanno già impugnato la decisione, sostenuti da alcuni sindacati ed avvocati esperti di lavoro: la scuola, sostengono, ha una “finestra” pensionistica del tutto particolare (è l’unico comparto in cui si lascia il servizio solo il 31 agosto di ogni anno), per cui solo per loro bisognava tarare la riforma su questa date. La speranza più concreta sembrerebbe proprio questa: che i tribunali intervengano su un quello che il governo non ha voluto sanare.