da LASTAMPA.it
Liceo fuori moda i professionali piacciono di più
D’Ottavio propone di posticipare l’anno scolastico al 20 settembre
MARIA TERESA MARTINENGO
TORINO
Non si tornerà il primo ottobre, giorno che per generazioni di studenti ha significato la vera fine delle vacanze. Ma è quanto mai possibile che il prossimo anno le scuole - superiori, almeno - partano in netto ritardo rispetto al 2007/2008. «Venti settembre», dice convinto l’assessore all’Istruzione della Provincia Umberto D’Ottavio. «L’anno deve iniziare dopo - spiega - perché le scuole possano avere il tempo di fare le verifiche dei debiti formativi e i relativi scrutini. Anticipare queste operazioni non ha senso: i ragazzi devono poter studiare e recuperare». Poiché prove e scrutini finali si terranno a cavallo tra agosto e settembre, in un periodo in cui le scuole sono di fronte a mille incombenze, «proporremo alla Regione - dice D’Ottavio - di aprire il calendario il 20 settembre. Purtroppo si tornerà a un inizio d’anno differenziato».
La richiesta di un po’ di respiro prima dell’avvio delle lezioni è arrivata anche al direttore scolastico regionale Francesco De Sanctis. «Nei 15 incontri che ho avuto con i dirigenti scolastici del Piemonte, l’esigenza di contare su due-tre giorni in più - spiega - è stata sottolineata a più riprese». E l’assessore regionale all’Istruzione? «La proposta di posticipare va studiata - dice Gianna Pentenero - e lo faremo dai prossimi giorni, quando si insedierà il tavolo di consultazione tra tutte le parti in causa. A metà marzo il calendario potrebbe essere pronto, ma non mi sento di ipotizzare una data d’inizio. Voglio comunque salvaguardare l’esigenza espressa dalle famiglie negli ultimi anni di avere una data unica, blindata». No dunque ai bambini in classe l’8 settembre e i fratelli maggiori una settimana dopo.
Ieri, intanto, la Direzione Scolastica del Piemonte ha diffuso i primi dati sulle iscrizioni alle classi prime delle scuole superiori. Il campione si riferisce a 200 istituti su 303, pari al 66% del totale. «Da questi dati, certo non definitivi, si rileva un leggero calo dei licei, del classico in particolare, e un sensibile aumento di consensi - osserva Francesco De Sanctis - per gli istituti tecnici, commerciali in particolare. Un segno che l’innovazione dei programmi ha avuto successo e che l’impegno per la rivalutazione dell’istruzione tecnica comincia a dare risultati».
A Torino l’istruzione tecnica avanza dell’1,58%, mentre l’istruzione liceale e quella professionale perdono lo 0,78% (la formazione professionale scende dell’1,98%, risultato dell’innalzamento dell’obbligo a 16 anni). In pratica i licei passano dal 42% al 41% delle preferenze (il classico perde lo 0,47%, lo scientifico solo lo 0,17%), gli istituti tecnici dal 29% al 30%, i professionali dal 20% al 19,5%. Il vero successo è degli Itc, i ragionieri riveduti e corretti in chiave informatica: avanzano dell’1,10%.