da Repubblica.it
L'Ocse: investite per formare i prof ma l'Italia in 10 anni quasi azzera i fondi
Soldi per la formazione decimati: sono diminuiti dell'81,4% per arrivare a 8,4 milioni. Mentre gli osservatori internazionali valutano che i migliori rendimenti degli alunni si registrano dove si investe di più sulla scuola
di SALVO INTRAVAIA
Lo leggo dopo Fondi per la formazione degli insegnanti letteralmente decimati in pochi anni. L'Ocse spiega che occorre investire sugli personale per avere un sistema di istruzione che funzioni. Ma nell'ultimo decennio i fondi per la formazione dei docenti in Italia si sono assottigliati dell'81,4 per cento. Il dato è contenuto in una elaborazione effettuata dalla Cisl-scuola sui "Finanziamenti per la formazione di docenti e Ata" estratti dal bilancio dello stato. E dire che nel decennio 2001/2010 la scuola italiana è stata letteralmente rivoluzionata dalle riforme, con docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario che spesso si sono ritrovati ad annaspare tra le novità.
Nel 2001, per la formazione del personale furono iscritti in bilancio 45,4 milioni di euro, che dieci anni dopo si sono ridotti a 8,4: meno 81,4 per cento. Una scelta che, leggendo uno degli ultimi focus dell'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sui risultati del Pisa 2009, non annovera l'Italia tra i paesi più lungimiranti. "Tra i paesi e le economie ad alto reddito - spiegano dall'Ocse - quelli che ottengono le performance migliori investono di più sugli insegnanti. Così, in Corea e Hong Kong (Cina), tra i migliori per competenze nella lettura, gli insegnanti nel primo ciclo istruzione secondaria guadagnano più del doppio del Pil pro capite dei loro paesi".
E in Italia? Un insegnante della scuola media riceve uno stipendio annuale di poco superiore al Pil pro-capite
italiano, che nel 2007 era pari a 31 mila dollari Usa. "Oggi - commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola - la sfida si vince con la materia grigia, non con le materie prime. Lo hanno dimostrato tutti i paesi come la Corea che hanno investito sull'istruzione e sul personale per raggiungere risultati economici significativi. Investire sull'istruzione significa investire sul personale della scuola e l'Italia non lo sta facendo affatto".
"Complessivamente, i paesi al top per risultati nel Pisa attraggono i migliori studenti verso l'insegnamento - continuano da Parigi - offrendo loro salari più alti e un migliore inquadramento professionale". Una correlazione - quella tra risultati nelle literacy di Lettura, Matematica e Scienze e investimenti sul personale docente - che vale soltanto per le economie avanzate. Nelle economie deboli, con un Pil per abitante inferiore a 20 mila dollari Usa, le performance degli studenti sono in affetti legate alla ricchezza dei diversi paesi. Ma appena si supera questa soglia, non sembra esserci più nessuna correlazione tra Pil pro-capite e performance nel Pisa.
"Ad esempio - concludono dall'Ocse - i paesi che spendono più 100 mila dollari Usa per la formazione di uno studente di età compresa tra i 6 e 15 anni, come gli Stati Uniti, Lussemburgo, Norvegia e Svizzera, hanno un livello di prestazioni simile a quella dei paesi che spendono meno di metà di tale importo, come l'Estonia, l'Ungheria e Polonia". La discriminante è invece il rapporto salario/Pil: nei paesi dove gli insegnanti guadagnano di più gli studenti sono più bravi.
Salvo Intravaia