da LASTAMPA.it
Eurispes, avanza la tecnologia 1 computer ogni 10 studenti
Aumenta anche la disponibilità di connessione a internet
ROMA
Le nuove tecnologie sempre più presenti nelle scuole italiane. In soli tre anni si è passati da un rapporto di un computer ogni 14,2 studenti, nel 2001, a un computer ogni 10,9 studenti nel 2004, contro una media europea di 13 studenti ogni computer. È quanto emerge dal Rapporto Eurispes da cui risulta che nel 2004 nelle scuole medie di II grado era disponibile un computer ogni 8,3 studenti; in quelle di I grado erano uno su 12,7, mentre nelle direzioni scolastiche uno su 14,2, con una media nazionale di un computer ogni 10 studenti.
Nel 2001, rileva ancora il Rapporto Eurispes, si registrava una netta prevalenza di computer nel Centro-Nord con un rapporto di 1 a 25 rispetto al Sud dove il rapporto era di 1 a 33, nel 2004 la media registrata era di 1 computer ogni 12,4 studenti. Oltre al numero di computer nelle scuole è aumentata anche la disponibilità della connessione Internet a banda larga in circa l’86% degli istituti italiani. Nel 2001 i Pc disponibili erano 183.623 contro i 534.454 del 2004.
Nello stesso periodo erano presenti oltre 23.000 laboratori di informatica nelle scuole italiane di ogni ordine e grado; il cablaggio wireless era presente in oltre 700 istituzioni scolastiche contro le 12 rilevate nel 2001. Eppure, rileva l’istituto di ricerca, le nostre scuole, stando ai dati dell’Ocse, sfruttano raramente e per usi non avanzati il potenziale didattico delle tecnologie.
Quali i problemi tra tecnologia e scuola? Il problema non è rappresentato dagli studenti, abituati ad un utilizzo quotidiano delle nuove tecnologie. Il problema non è rappresentato nemmeno dalla formazione degli insegnanti: nel 2003 sono stati formati all’uso delle tecnologie Ict oltre 196.000 docenti. Le competenze complessive dei docenti relative agli strumenti di Office automation, Internet e posta elettronica sono molto buone (circa il 90% del campione «conosce» e «usa» tali strumenti). Il 70% dei docenti utilizza almeno occasionalmente strumenti di comunicazione sincrona avvalendosi anche di funzioni avanzate (condivisione di file, webcam e lavagna sincrona). Il nocciolo della questione è rappresentato, quindi, dall’atteggiamento e dalle pratiche messe in atto dai docenti.
La ragione di tutto ciò è imputabile, da un lato, alla mancanza di un sistema di incentivi a favore di quei docenti che promuovono innovazione; dall’altro, alla mancanza di modelli didattici più flessibili. Il rapporto tra Ict e scuola, rileva ancora l’Eurispes, apre potenzialità e problematiche inedite. Riguardo ai contenuti si pone il problema di come la rapida crescita delle conoscenze debba riflettersi nell’insegnamento delle discipline e quali siano le nuove conoscenze disciplinari che i docenti devono acquisire.
Relativamente agli aspetti psico-pedagicici, invece, la scuola di oggi è ancora una scuola dell’insegnamento più che dell’apprendimento. La diffusione dei computer e di Internet introduce cambiamenti nei modi di apprendere e di operare delle nuove generazioni. Gli studenti che usano il computer acquisiscono nuove e potenti capacità di apprendimento. Di qui la crescita non solo del gap tra scuola e ragazzi («digital disconnect»), ma anche di quello relativo ai ragazzi che hanno accesso a risorse informatiche e quelli che non lo hanno. Il ruolo del docente oggi è quello di trasmettere le conoscenze facilitando l’apprendimento, nonché di adattare, progettare e realizzare ambienti flessibili, adeguati ai differenti stili di apprendimento.
Molte delle scuole di oggi sembrano fotografie dei primi anni del secolo scorso o illustrazioni delle aule scolastiche della metà dell’Ottocento. La società contemporanea, definita come «società della conoscenza», assiste ad una esplosione dell’apprendimento non solo per la moltiplicazione dei luoghi dell’apprendere, ma anche per l’emergere di nuove modalità d’uso e di controllo collettivo di un sapere ormai più fluido che solido e per l’affermarsi di nuove tecnologie.
I saperi e le nozioni diventano facilmente obsolete, per questo la trasmissione delle conoscenze ha acquisito un’importanza strategica. Attraverso la formazione, le persone dovranno soprattutto «apprendere ad apprendere», ovvero acquisire modelli, motivazioni e capacità per guidare, anche autonomamente, un processo di ininterrotto aggiornamento e sviluppo delle proprie conoscenze. La scuola è chiamata a fornire a chi la frequenta gli strumenti linguistici, interpretativi e operativi che meglio rispondono alle esigenze attuali, garantendo la rimozione degli ostacoli che sono alla base di possibili disuguaglianze educative.
Nella scuola del presente convivono (e confliggono), tre diverse culture: quella dell’istituzione, quella dei docenti e quella degli studenti. Le differenti culture, la diversa idea di che cosa vuol dire apprendere e conoscere insieme al difforme utilizzo dei media e delle tecnologie hanno generato una frattura identificata con il termine «digital disconnect»: una profonda diversità di linguaggi, strumenti, modi e strategie di apprendimento. Occorre, quindi, un lavoro di riqualificazione delle funzioni e dei compiti della formazione e del docente.