Troppi stranieri in prima, alunni distribuiti su altri ...

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Troppi stranieri in prima, alunni distribuiti su altri ...

Messaggiodi edscuola » 15 settembre 2011, 20:06

da LASTAMPA.it

Troppi stranieri in prima, alunni distribuiti su altri istituti

Il caso dell'elementare Paravia approda in Tribunale
GIOVANNA TRINCHELLA

La prima elementare della scuola di via Paravia, periferia ovest di Milano, non ci sarà più. Gli alunni che dovevano comporre la classe, diciassette bambini, sono stati distribuiti in cinque scuole vicine. Questo perché tra quei cuccioli d'uomo ci sono solo due italiani; dei quindici stranieri però tredici sono nati in Italia e la maggior parte ha frequentato l'asilo. Ma in ossequio a una legge che prevede che in ogni classe il numero di stranieri non possa superare il 30% i bambini sono stati costretti a cercarsene un'altra, anche se l'anno scorso le iscrizioni per la prima erano state raccolte.

Ieri davanti al giudice del Tribunale Civile di Milano Serena Baccolini c'è stata la prima di tre udienze per stabilire se la legge applicata dal Provveditorato è discriminatoria, se c'è stata una decisione «razzista». Da un parte c'è il Provveditore Giuseppe Petralia che sostiene che «la missione della scuola italiana è di essere inclusiva e di integrare», ma che «non si fa integrazione con le carte bollate e non ci può essere integrazione se in una classe tutti sono stranieri».

Dall'altra parte ci sono i genitori, assistititi dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che affermano che solo sull'analisi delle schede in base alla nazionalità il 28 marzo scorso è stato deciso che no, quella classe non s'aveva da fare. Tutti i bimbi vanno già a scuola, tranne uno: un marocchino rimasto a Casablanca. «L'ho dovuto lasciare a Casablanca perché non potrei accompagnare tutti i miei figli (cinque in totale, ndr) in quattro scuole diverse» ha raccontato la madree.

Il provveditore, lasciando l'aula, dice che si «farà come decide il giudice», ma nella prima classe di via Paravia, che suscitò l’attenzione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, comunque andrà, non suonerà la campanella.
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