La buona educazione ecco la scuola che vogliamo

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La buona educazione ecco la scuola che vogliamo

Messaggiodi edscuola » 12 settembre 2011, 6:26

da Repubblica.it

La buona educazione ecco la scuola che vogliamo
di MARC FUMAROLI


Colpita dai tagli, stremata da continue riforme che le hanno tolto centralità e ruolo, la scuola resta decisiva per il futuro del Paese. Così nonostante le difficoltà, alla vigilia del ritorno in classe, è bello immaginare come insegnanti, ragazzi e genitori possano provare a salvarla. Copiando esperienze importanti, dalla Finlandia a Napoli, o rinnovando modelli perduti. Perché la scuola è di tutti: dall'impegno dei maestri precari ai desideri degli studenti, è ancora possibile trovare energie e passioni da spendere in un progetto di rinnovamento.

Lo scenario attuale è scoraggiante, eppure vale la pena cercare idee per ripensare i programmi, ricostruire il rapporto con le nuove generazioni, progettare spazi diversi da quelli burocratici. Dalle bocciature al voto di condotta, dalle letture in classe al rapporto con i genitori fino alla costruzione di un archivio di storie della scuola fatte dai ragazzi, ecco alcune proposte per una buona educazione.

La democrazia moderna ha voluto estendere a tutti i cittadini la possibilità di godere del privilegio ateniese della schole. Oggi questa logica generosa non è più oggetto di un'adesione unanime ed entusiastica. Qualcuno ormai vede nella schole aristotelica o nell'Università del cardinale Newman (l'idea è la stessa) solo un lusso inutile. La scuola utilitaria, al servizio del mercato, serve a procurare un lavoro, non a formare uno spirito libero e critico, a educare un gusto, a risvegliare delle doti.
Altri farebbero
volentieri a meno di qualsiasi a scuola, utile o meno: sono i padroni di un mercato onnipresente, le cui immagini e i cui gadget, rinnovati costantemente, hanno i bambini e gli adolescenti per clientela e per target. Così è la scuola di oggi e di domani: è ovunque e da nessuna parte. A che serve, ci si domanda, la scuola arcaica? In questa nuova scuola non si inseminano le facoltà naturali, le si rimpiazza con una memoria, un'immaginazione, un'intelligenza artificiali. I videogiochi di guerra si prendono perfino la briga di sostituire il senso morale elementare con un'indifferenza calcolata nei confronti della sofferenza e della morte di altre persone. Sì, sono questi i barbari, numerosi, miliardari, che prosperano fra di noi.

Dunque il problema della scuola non è mai stato tanto scottante. La sfida è gigantesca. Come gli umanisti del Quattrocento, ma con ben altra urgenza e con nemici ben più attrezzati, abbiamo il dovere di inventare, contro gli utilitaristi e contro gli stregoni, la schole, l'università e le scienze umanistiche di oggi e di domani. Dobbiamo ritorcere contro i barbari le loro stesse armi. Hanno conquistato l'impero delle immagini? Dobbiamo contrapporgli i regni dell'immagine! A mio parere sarà intorno alla storia dell'arte, capace di unire tutte le scienze umanistiche, che dovrà emergere questa paideia novantica (nuova e antica insieme, n. d. r.) di cui oggi sentiamo tanto crudelmente la mancanza. L'Italia è nella posizione adatta per ricominciare in circostanze nuove l'avventura della Villa Giocosa e delle Accademie fiorentine.
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