Corsi per adulti, si cambia: arrivano i centri ad hoc

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Corsi per adulti, si cambia: arrivano i centri ad hoc

Messaggiodi edscuola » 10 gennaio 2008, 15:56

da LASTAMPA.it

Corsi per adulti, si cambia: arrivano i centri ad hoc


Spariscono Centri territoriali permanenti e corsi all’interno di scuole normali


ROMA
L’istruzione statale per gli adulti volta pagina: con la pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto ministeriale del 25 ottobre scorso gli storici "Centri territoriali permanenti" vengono trasformati in "Centri provinciali per l’istruzione degli adultì con maggiore autonomia e possibilità di migliorare questo tipo di offerta formativa mai decollata in Italia.

Con l’anno scolastico 2008/09 verranno infatti create istituzioni scolastiche apposite dotate di autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, con un corpo insegnante acquisito attraverso graduatorie apposite. Sino ad oggi l’istruzione degli adulti si è svolta invece nei "Centri territoriali permanentì, spesso anche all’interno di scuole medie, superiori, quasi sempre di tipo serale, e di tipo carcerario:realtà che quasi sempre sono deputate allo svolgimento prioritario di altri tipi di corsi.

Diverse le novità introdotte con i "Centri per l’istruzione degli adultì, che dovrebbero essere almeno 200 in tutta Italia: una delle più importanti è quella che consentirà ai direttori dei nuovi istituti per adulti di programmare le proprie attività didattiche anche in tempi diversi dai normali ordini di scuola. Avranno anche la possibilità di organizzare lezioni per l’acquisizione delle certificazione di assolvimento dell’obbligo di istruzione, ma anche stipulare accordi con l’istruzione secondaria di secondo grado, proprio per facilitare il conseguimento del diploma agli stessi iscritti ai nuovi centri

L’organico sarà composto da 10 docenti ogni 120 alunni, a meno che non vi siano particolari esigenze documentate in relazione alla stabilità dei frequentanti: nelle situazioni di normalità verranno assegnati due docenti di scuola primaria, forniti della competenza per l’insegnamento di una lingua straniera; nella scuola secondaria di primo grado serviranno quattro docenti: due per l’area linguistica, di cui uno per l’insegnamento della lingua inglese; uno per l’area matematico-scientifica; uno per l’area tecnologica. Anche per quella secondaria di secondo grado invece saranno quattro gli insegnanti: uno per ciascuno degli ’assi disciplinarì previsti dal regolamento in materia di saperi e competenze relativi all’obbligo di istruzione. Lezioni speciali verranno poi attivati per l’alfabetizzazione funzionale e l’alfabetizzazione degli immigrati.

I corsi potranno essere frequentati da studenti con esigenze svariate: innanzitutto da coloro che intendono conseguire il titolo di studio della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado; in secondo luogo dagli studenti che hanno la necessità di acquisire le certificazioni di assolvimento dell’obbligo di istruzione; poi da tutti quelli che vogliono prendere il diploma di maturità al termine della scuola secondaria di secondo grado.

Lo scorso anno in Italia frequentarono i corsi per adulti circa 350.000 persone: un iscritto su 3 (poco meno di 120.000) era straniero. Di questi ben 84.000 erano iscritti a scuole del Nord. La maggior parte di coloro che frequentano lezioni per adulti sono donne: oltre 200.000 e solo un terzo dei corsisti ha un titolo di studio non superiore alla licenza media, mentre la maggior parte è diplomato e laureato (quasi sempre gli adulti che frequentano i corsi brevi e modulari).

Diversi i motivi che hanno portato lo Stato a revisionare questo tipo di scuole: prima di tutto perché l’istruzione agli adulti italiana si rivolge solo al 4,7% della popolazione fra i 25 e i 64 anni contro l’obiettivo dichiarato di raggiungere il 12% entro il 2010. Gli altri obiettivi di Lisbona che lo Stato intende perseguire con maggiore vigore sono poi quelli di riportare la dispersione scolastica al di sotto del 10% (siamo ancora ad oltre il 23%); incrementare la scelta dei giovani laureati in matematica, scienze e tecnologia fino a superare il 15% (siamo attorno al 10%); portare il numero dei diplomati in ogni Stato ad almeno l’85% dei giovani di 22 anni (siamo ancora attorno al 69,9%). Combattere, infine, le difficoltà di lettura dei quindicenni, facendo in modo che il tasso scenda a meno del 20% (siamo ancora al 23,9%).
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