da TuttoscuolaFOCUS
Quello sciopero generale che divide
Il 6 maggio prossimo sarà, dunque, sciopero generale, scuola compresa.
Uno sciopero generale non è cosa da poco, non viene deciso alla leggera e, soprattutto, chiede la partecipazione di tutti i lavoratori, perché, appunto, è generale.
Tuttavia quello previsto per venerdì prossimo è generale ma non di tutti, perché proclamato dalla sola Cgil, dove quel “sola” certamente non è un termine adeguato per una organizzazione sindacale della dimensione e del peso di quel sindacato.
Ma quel “sola” mette a nudo due gravi questioni: l’unità dei lavoratori e la natura dello sciopero.
Di fatto da almeno due anni l’unità sindacale è in crisi, con posizioni sempre più divergenti in ambito confederale, con la Cisl e l’Uil da una parte e la Cgil dall’altra: con accuse incrociate di assumere le une posizioni filo-governative, di tenere l’altra posizioni conservatrici e irresponsabili.
Ma se fino ad oggi la crisi si era consumata nei rapporti tra i sindacati, ora, invece, con lo sciopero generale la crisi si sostanzia nei rapporti tra i lavoratori, minandone decisamente l’unità, con divisioni anche nei luoghi di lavoro e, come si è visto, anche nella tradizionale festa unitaria del 1° maggio. E una divisione all’interno del mondo della scuola non è certamente un buon viatico per affrontare i problemi.
In un momento di crisi economica che, come in altri Paesi, colpisce in particolare l’occupazione e il mondo del lavoro, di motivi per protestare ce ne sono sicuramente, ma c’è da chiedersi se la risposta alla crisi può essere davvero lo sciopero generale.
Sono in molti a pensarla diversamente e non vi è dubbio che per il merito di questa protesta e, soprattutto per l’unilateralità della scelta, lo sciopero assume anche una valenza politica contro le azioni dell’esecutivo e della maggioranza che lo sostiene, ma che potrebbe creare qualche imbarazzo all’interno della opposizione se verrà tentata dalla voglia di appiattirsi sulle scelte delle Cgil.