Il premier e la scuola

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Il premier e la scuola

Messaggiodi edscuola » 17 aprile 2011, 21:42

da Il Messaggero

Il premier e la scuola

Le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio, smentita della smentita di identiche dichiarazioni rilasciate poche settimane orsono, tornano purtroppo ad umiliare e togliere la serenità a chi quotidianamente con il proprio lavoro cerca di far funzionare l’istituzione scolastica.

Al Presidente del Consiglio andrebbero ricordati i doveri del suo ruolo e, conseguentemente, la necessità di astenersi da dichiarazione che, ammissibili da parte di un privato cittadino, ancorché risibili, siano del tutto irresponsabili da parte di chi pretende di essere un degno rappresentante della Res Publica.

La scuola funziona se vi è un’alleanza educativa tra famiglie e insegnanti. Seminare astio e divisione tra questi due attori educativi significa volerne, con somma incoscienza, minarne le fondamenta. Il presidente a Padova ha detto che gli studenti vanno “sottratti a quegli insegnanti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia". Non dovrebbe essere necessario ribadire come, se si ricorda l’art. 3 della Costituzione, i lavoratori non possono essere discriminati in base alle loro (vere o ipotetiche) convinzioni politiche. Che, come è normale e sacrosanto che sia, in tutta la Pubblica Amministrazione come in ogni branca del settore privato lavorano uomini e donne di ogni convinzione politica; che gli insegnanti si distinguono in bravi e meno bravi, non in destri o sinistri; che le aule non sono sezioni di partito e che i docenti, se non sono irresponsabili, lo sanno e agiscono di conseguenza; che il pluralismo e il confronto di idee (che c’entra assai poco con l’inculcamento di ideologie) sono il lievito di una sana educazione e di una sana istruzione. Negarlo significa auspicare il diffondersi di uno spirito di sudditanza e ottusità.

Spiace che, quando la nostra Carta costituzionale ha ormai superato il 60° compleanno, tocchi ribadire alcuni postulati, tanto banali che è avvilente doverli enunciare:

Punto 1: il premier lamenta l’”assurdità e la ridicolaggine” delle accuse rivoltegli dai pm che indagano sui fatti che sono noti alla cronaca. Perché dunque rivolge accuse generiche, non circostanziate, che non si appoggiano su fatti, che non fanno nomi e cognomi, ma che coinvolgono nel suo insieme un’intera categoria sociale? Non è forse questo modo di agire assurdo e ridicolo, oltre che gravemente lesivo della dignità professionale di decine di migliaia di persone?

Punto 2: quali sono i valori della famiglia a cui il premier fa riferimento? Esistono forse valori standard applicabili a tutte le famiglie della nazione? E in che modo questi valori, che andrebbero enunciati con chiarezza, sono negati dai fantomatici “insegnanti di sinistra”? E perché non da quelli di destra o di centro?

Punto 3: ricorda il premier di aver giurato sulla Costituzione? Ricorda il contenuto dell’art. 3? Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua , di religione, di opinioni politiche , di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. E del 33? L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.(…) Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.(…) Dunque cosa significa “sottrarre i figli agli insegnanti di sinistra”? Che nelle scuole vanno fatte delle liste di proscrizione che escludano docenti le cui opinioni politiche siano diverse da quelle sostenute dal premier (senza distinzione di opinioni politiche / l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese)? Ma ciò non può applicarsi (in linea di principio) nemmeno alle scuole paritarie (un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali). Oppure suggerisce, il premier, l’applicazione di un Testo Unico, vagliato dalla censura di governo che trasmetta la Grammatica di Stato, la Matematica di Stato, la Chimica di Stato e via dicendo? (L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento)

Punto 4: è consapevole il premier che è suo compito garantire il miglior funzionamento possibile delle Istituzioni pubbliche (quale la scuola è) e non di screditarle e avvilire il ruolo di chi vi lavora?

Gianluca Galati
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