da ItaliaOggi
Soldi di gran carriera. Poi si vedrà
La produttività della scuola influenzerà gli stipendi dei prof
Niente concorsone (la selezione pubblica di berlingueriana memoria), niente promozioni assegnate dai dirigenti (idea accarezzata dal ministero morattiano). La carriera degli insegnanti dipenderà dal rendimento degli alunni e dallo svolgimento di attività aggiuntive collegate al piano dell'offerta formativa. Sono questi i due canali attraverso i quali sindacati e governo si sono impegnati a realizzare l'agognata differenziazione salariale.
Il contratto scuola, varato nella notte di domenica scorsa, non è andato molto oltre questi due principi (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso). Stretti tra la necessità di varare in fretta il contratto 2006-07, per prendere al volo il treno offerto dal decreto legge collegato alla Finanziaria, di mettere al riparo un risultato certo contro l'incalzare degli eventi (che già vedono profilarsi un nuovo sciopero contro il governo per la mancanza di risorse per il rinnovo del 2008/09), e di riservarsi comunque spazi di ulteriore intervento su un tema storicamente incandescente, le parti hanno per il momento preferito rinviare a un nuovo round la definizione dei meccanismi di funzionamento. Anche facendo affidamento sul fatto che, per questa voce, possano esserci ulteriori, specifici stanziamenti. Quelli a oggi esistenti sono stati riversati in larga misura sullo stipendio base che, una volta incassate le risorse previste dalla Finanziaria 2008, avrà un aumento del 4,85% per il biennio 2006/7. Trovano anche copertura i corsi per il recupero degli studenti delle superiori con debiti: i docenti di ruolo che decideranno di sobbarcarsi anche questo onere riceveranno 50 euro l'ora (al lordo delle tasse), contro i 28 attualmente previsti.
Sul fronte della carriera, si rinvia agli esiti di un rinnovato sistema di valutazione nazionale delle scuole.
In sede di contrattazione integrativa nazionale, precisa l'articolo 31 del contratto, «saranno definite modalità e criteri di utilizzazione di eventuali risorse aggiuntive per le scuole che, sulla base di valutazioni oggettive operate dal sistema nazionale di valutazione, tengano conto delle condizioni iniziali di contesto finalizzate all'elevazione degli esiti formativi». L'obiettivo è di premiare i docenti che si impegnano di più in classe, attraverso attività aggiuntive al piano dell'offerta formativa, oppure attraverso progetti di innovazione o di ricerca, e che comunque producono un innalzamento della produttività della singola scuola.
«Per la prima volta si inserisce il fattore professionalità nel comparto scuola», ha commentato il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni.
«Dire dall'esterno chi è l'insegnante bravo non è facile», puntualizza il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, «perché sono decisive anche le condizioni socio-economiche del contesto in cui si lavora, e queste come le misuri?». Sulla strada della sburocratizzazione del lavoro dei docenti «abbiamo comunque fatto passi in avanti, prevedendo la possibilità di fare lezioni anche nelle scuole non proprie, per esempio per i corsi di recupero», spiega Massimo Di Menna, leader della Uil scuola. Una chance, questa, simile all'intra-moenia dei medici, insomma, che piace molto anche allo Snals di Marco Paolo Nigi, disciplinata dall'articolo 35 del contratto: «I docenti possono prestare la propria collaborazione ad altre scuole statali che, per la realizzazione di specifici progetti deliberati dai competenti organi, abbiano necessità di disporre di particolari competenze professionali non presenti o non disponibili nel corpo docente dell'istituzione scolastica. Tale collaborazione non comporta esoneri anche parziali dall'insegnamento nelle scuole di titolarità o di servizio», recita la norma. «Per la piena valorizzazione professionale dei docenti sono imprescindibili però maggiori risorse», incalza il segretario della Flc-Cgil, Enrico Panini, «a oggi del tutto assenti». Mentre continua a sottolineare la necessità di «un'area contrattuale autonoma, come già avvenuto per i dirigenti scolastici», dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda.
Quello appena firmato sembra essere, sotto molti punti di vista, un contratto di transizione. (riproduzione riservata)
incognita degli aumenti
Gli importi degli stipendi dei docenti e dei non docenti potranno diminuire se, tra due anni, alla scadenza del prossimo contratto, prevista già a dicembre 2007, lo stato non dovesse avere i soldi per continuare a pagare gli stessi importi. E l'indennità di vacanza contrattuale non potrà essere più pagata se non sarà stipulato un accordo ad hoc tra Aran e sindacati. Sono queste alcune delle novità più importanti contenute nel nuovo contratto (articolo 1, commi 4 e 5) che è stato firmato il 7 ottobre scorso dai rappresentanti del governo e dei sindacati. L'accordo prevede aumenti medi di 60 euro netti al mese ai quali faranno seguito anche gli arretrati: circa 400 euro medi al netto delle trattenute. Le tabelle con tutti gli aumenti sono sul sito www.italiaoggi.it
Firma subito o niente soldi
Gli incrementi retributivi, peraltro, sono garantiti dal fatto che è già stato varato un decreto legge (159/2007) che rende disponibili le risorse necessarie. E la fretta con la quale le parti hanno dovuto chiudere l'accordo è dovuta al fatto che il decreto legge prevede che gli stanziamenti potranno essere disponibili solo «per il personale delle amministrazioni dello stato destinatario di contratti collettivi nazionali relativi al biennio 2006-2007 definitivamente sottoscritti entro il 1° dicembre 2007». E dunque, se il contratto non fosse stato siglato entro il 7 ottobre, l'accordo non avrebbe avuto il tempo di terminare l'iter di approvazione presso gli organi controllo. E si sarebbe giunti alla sottoscrizione definitiva dopo il 1° dicembre. Insomma, oltre il tempo massimo fissato dal decreto legge per fruire dei relativi benefici per l'anno in corso. E a quel punto il contratto non avrebbe più ottenuto la copertura finanziaria.
sicuri, ma solo per il 2006/2007
In buona sostanza, dunque, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) ha messo le mani avanti: gli aumenti previsti dal nuovo contratto ci saranno. E le relative spettanze saranno corrisposte calcolandole sui 24 mesi di cui si compone il biennio economico di riferimento: 2006/2007. Ma dopo il dicembre 2007, se il governo non dovesse più avere i soldi per sostenere i relativi oneri, gli stipendi potrebbero anche diminuire. Si tratta, peraltro, di un'ipotesi meramente astratta che, però, è espressamente prevista nel nuovo contratto, grazie al recepimento dell'articolo 48, comma 3 del decreto legislativo 165/2001 che dispone tale possibilità. Recepimento che è avvenuto nell'articolo 1, comma 4, del nuovo testo negoziale siglato il 7 ottobre.
È bene ricordare che le norme di legge che riguardano il rapporto di lavoro sono applicabili solo se espressamente recepite nel contratto. E dunque, se il riferimento all'articolo 48 non fosse stato inserito nell'accordo, sarebbe risultato non applicabile. Per lo meno secondo la gerarchia delle fonti e stando a quanto previsto dall'articolo 69, comma 1, dello stesso dlgs 165/2001. Insomma, una clausola di salvaguardia che introduce nel testo negoziale una sorta di condizione sospensiva. Tra l'altro, a gennaio ci sarà una coda contrattuale per ripartire in sede di arretrato le ulteriori risorse rese disponibili con la Finanziaria 2008 sempre per il 2006/07.
Indennità di vacanza più difficile
Il nuovo contratto rende più difficile anche la possibilità di incassare l'indennità di vacanza contrattuale: una forma di ristoro patrimoniale che consente ai lavoratori di entrare in possesso di una parte della perdita del potere di acquisto del salario connessa all'inflazione, dovuta agli eventuali ritardi nella stipula dei contratti. Mentre prima l'incasso delle spettanze poteva avvenire con un semplice decreto ingiuntivo, con le nuove norme contrattuali ciò potrà avvenire solo tramite la stipula di un apposito accordo con i sindacati. Insomma, ci vorrà un contratto anche per l'indennità di vacanza contrattuale. E se l'amministrazione non vorrà stipularlo, i lavoratori non potranno più ottenerla. Queste le novità sulle questioni retributive generali.
I soldi in busta paga
Veniamo ora ai soldi che andranno realmente nelle tasche dei lavoratori. Gli aumenti medi saranno: circa 70 euro netti a testa per i docenti e 50 euro per gli Ata. Una cifra che non copre la perdita del potere di acquisto dei salari intervenuta in questi ultimi anni. Quanto agli arretrati netti, dovrebbero aggirarsi intorno ai 500 euro netti per i docenti e 350 per gli Ata. Per quanto concerne i docenti, sono stati introdotti incrementi retributivi anche per le attività aggiuntive. La novità assoluta è l'introduzione di un emolumento ad hoc per retribuire le ore di insegnamento nei corsi di recupero, in vista dell'entrata a regime degli esami di riparazione. Quanto agli importi, è stato previsto il pagamento di 50 euro per ogni ora di insegnamento nei corsi di recupero, di 35 euro per le ore aggiuntive di insegnamento e di 17,50 euro per ogni ora in più di attività funzionale all'insegnamento.