Appello di Napolitano per la scuola: Investire di più, non..

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Appello di Napolitano per la scuola: Investire di più, non..

Messaggiodi edscuola » 15 settembre 2010, 21:04

da LASTAMPA.it

BOTTA E RISPOSTA CON I RAGAZZI

Appello di Napolitano per la scuola:
"Investire di più, non essere miopi"


Il Capo dello Stato incontra i giovani al Festival di Giffoni
"Evitare i tagli indiscriminati. Ma giusto premiare il merito".
Gelmini: "Precari? Non è colpa nostra". Proteste in tutta Italia

GIFFONI VALLE PIANA (SALERNO)
Lui lo definisce, scherzando, un «interrogatorio» e un po' lo è: le domande dei ragazzi del Giffoni film festival al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno poco di formale. Sono dirette e tutte sull’attualità: i tagli alla scuola e alla cultura, la sfida di essere «il presidente di tutti» dopo decenni di militanza nel Pci, la difficoltà di superare gli scontri di parte per il bene del Paese.

Napolitano, salito nel paese sopra Salerno per festeggiare i 40 anni del Festival del cinema per ragazzi, non si sottrae e coglie l’occasione anche per messaggio alla politica: «C'è bisogno di un clima di rilancio culturale e morale, la politica è ricerca di soluzioni a problemi concreti ma deve esserci anche molto spessore culturale. Ci deve essere moralità». E non va dimenticata la «nobiltà» della funzione politica Napolitano è convinto che, pur con alle spalle storie e ideali diversi, si possano raggiungere «obiettivi comuni» nell’interesse di tutti a patto di spogliarsi di «eccessiva partigianeria» e di «egoismi e meschinità». Non è facile, ma «lavorare insieme» per il bene dell’Italia per Napolitano è «una cosa realizzabile», «non è un miracolo».

In un momento di ristrettezze economiche, poi, è ancora più importare fare delle scelte, individuare delle «priorità». Quali siano per il capo dello Stato è noto: scuola e università, ricerca e innovazione. Porta l’esempio della Germania federale il presidente, dove insieme ai tagli alla spesa sociale si sono fatti investimenti nella formazione: «Non si può tagliare in modo indifferenziato dicendo via il dieci per cento a tutti i settori, anche in Italia si possono fare delle scelte». E se finora gli investimenti in cultura «non sono stati abbastanza» si è peccato di «miopia» perché «è più facile guardare vicino che lontano». Certo le risorse vanno spese senza dimenticare il merito. Napolitano lo dice pensando proprio alla scuola, alla questione precari che è ormai di evidenza «nazionale», alle proteste di questi giorni. Per la scuola servono «più investimenti» ma anche «più qualità, che significa molto impegno a produrre buoni risultati, tutto questo dipende dagli ordinamenti, dalle risorse ma anche da insegnanti e studenti».

Parole chiare, quelle di Napolitano, che hanno raccolto tanti consensi. A cominciare dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Quello sulla scuola - ha detto - è un monito che deve essere considerato di grande attualità e di grande importanza per tutte le istituzioni perchè vuol dire investire sul futuro dei nostri figli e sulla qualità del loro futuro». «Nell’ambito delle politiche economiche che ovviamente devono fare i conti con la situazione finanziaria del Paese - ha aggiunto - credo che un investimento su ricerca, sapere, eccellenza e scuola sia un investimento doveroso». «Speriamo che questa volta l’appello di Napolitano non cada nel vuoto» ha auspicato il presidente dell’Italia dei valori al Senato Felice Belisario secondo il quale «se vogliamo che i nostri giovani possano usufruire di un’istruzione di qualità e competere ad armi pari con i loro coetanei degli altri Paesi occidentali, bisogna che il Governo cambi radicalmente atteggiamento».

L’invito ad abbandonare la strada percorsa finora è arrivato anche da Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, che chiede all’esecutivo di restituire «le risorse tolte alla scuola pubblica». «Ci riconosciamo completamente nelle osservazioni del presidente della Repubblica» ha dichiarato la presidente del senatore Pd, Anna Finocchiaro. «Condividiamo integralmente la riflessione sulla scuola che con la consueta saggezza il presidente Napolitano ha oggi offerto al Paese» ha affermato il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione secondo il quale serve «una vera riforma della scuola che premi quegli insegnanti che mettono l’anima nel loro lavoro, dando loro prestigio, funzione sociale e anche soddisfazione economica». D’accordo con Napolitano anche i sindacati della scuola e le associazioni studentesche che hanno addirittura invitato il Capo dello Stato a scendere in piazza con loro l’8 ottobre «magari con in mano un megafono».

E in piazza in tanti sono già scesi oggi. Più di tremila persone hanno animato a Firenze un’assemblea provinciale di protesta contro i tagli alla scuola; a Genova stamani alcuni precari hanno donato il sangue nel centro trasfusionale dell’ ospedale Galliera come forma di protesta contro la situazione agonica della scuola italiana; a Napoli un cumulo di zaini, portapenne e quaderni abbandonati da disabili e dai loro genitori è rimasto a testimoniare il sit-in svoltosi davanti alla sede della regione Campania e in Sardegna si sono mobilitati pure i parroci annunciando l’intenzione di suonare le campane a lutto. Intanto la questione precari è arrivata oggi in Parlamento. Al ministro Gelmini che, durante il question time, ha rassicurato sull’attenzione al tema da parte del Governo, ha replicato un indignato Di Pietro: «Non può considerare precari di serie B coloro che non fanno la ola al Popolo delle libertà» ha tuonato invitando il Governo ad acquistare «meno cacciabombardieri e mettere mano al portafoglio per risolvere i gravi problemi dell’istruzione scolastica».
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