Rivoluzione in aula:spazio a laboratori e training al lavoro

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Rivoluzione in aula:spazio a laboratori e training al lavoro

Messaggiodi edscuola » 6 settembre 2010, 8:51

da Il Sole 24 ORE

Rivoluzione in aula: spazio a laboratori e training al lavoro


Le iscrizioni alle prime classi degli 11 istituti tecnici della riforma Gelmini hanno registrato una lieve flessione sulle percentuali dell'anno scorso (in totale 32,7% contro 34% del 2009-2010). Il dato non è negativo e si può leggere come un segnale di sostanziale fiducia dei giovani nuovi iscritti e delle loro famiglie, che però fa il paio con l'atteggiamento di sfiducia di molti nei confronti di un processo riformatore che non sta suscitando entusiasmo.
I due nuovi indirizzi del settore economico, figli dei vecchi istituti tecnico-commerciali (Itc), e i nove del settore tecnologico, evoluzione dei curricoli tecnico-industriali (Itis), devono allora, per guadagnare consenso, mostrare subito le novità che hanno in serbo. Pena la disaffezione di famiglie e studenti, e la ripresa del declino dell'istruzione tecnica, che ha una storia di successi alle spalle, quando ha fornito tecnici preziosi per la crescita economica del paese. Cosa dovrebbe succedere allora nelle aule delle prime classi dei nuovi istituti tecnici, quali sono le novità più importanti di fronte alle quali si troveranno i giovani, cosa farà la differenza rispetto al passato? Sapendo in partenza che la riforma riguarda solo il primo anno di corso, e ci vorranno cinque anni per vederla al completo. Ecco alcuni punti fermi.
Un nuovo modo di insegnare e far didattica, per cominciare. Le indicazioni ministeriali al riguardo parlano chiaro. Basta con i programmi costituiti dall'elenco dei capitoli di un libro di testo, su cui innestare la vecchia sequenza: spiegazione del professore, studio a casa, interrogazione a scuola seguita dal voto. A parte i laboratori specifici, ogni aula deve invece divenire un ambiente di lavoro vivace ed attivo, mostrarsi ai giovani come un luogo in cui si impara in un contesto concreto, non importa quale sia la disciplina in orario in quel momento.
L'insegnamento per essere efficace deve far crescere la motivazione allo studio, e questo può accadere se si privilegia la collaborazione e la partecipazione degli studenti. Occorre lavorare per progetti, ad esempio, perché questo consente di coinvolgere i giovani, di impegnarli in attività concrete, di educarli ad affrontare e realizzare un compito o mettere insieme un prodotto. Non più una sommatoria di nozioni quindi, che in quanto tali vengono presto dimenticate, ma lo sviluppo, nella logica delle raccomandazioni europee, di competenze come l'imparare ad imparare, la capacità di pensiero critico, il saper risolvere un problema.
In secondo luogo agli studenti degli istituti tecnici dovrà essere offerta la possibilità di apertura all'esterno e le scuole dovranno essere in grado di costruire alleanze formative con il mondo del lavoro e delle professioni, soprattutto al livello del proprio territorio. Per i più piccoli, che cominceranno a vivere fin da quest'anno il nuovo curricolo, si potrà trattare di primi approcci e di esperienze semplici, come le visite guidate o i viaggi di istruzione in aziende ed imprese. Ma per i più grandi invece si tratterà di esperienze più complesse ed impegnative, come i tirocini e gli stage, l'alternanza scuola lavoro o, laddove il sistema produttivo non lo consenta, la simulazione di impresa. Quella con il mondo del lavoro comunque, i cui rappresentanti potranno partecipare alla vita ed alle decisioni di una scuola nei Comitati Tecnico Scientifici o negli Uffici Tecnici (ovviamente in accordo con le scuole autonome), è considerata un'integrazione strategica, parte costitutiva del dna di un istituto tecnico, da curare in modo tutto particolare.
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