Niente maturità, aveva il cellulare ora il Tar riammette ...

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Niente maturità, aveva il cellulare ora il Tar riammette ...

Messaggiodi edscuola » 4 agosto 2010, 7:43

da Milano - Repubblica.it

LA SENTENZA

Niente maturità, aveva il cellulare ora il Tar riammette lo studente

Il giudice amministrativo dà torto all’istituto Kandinsky: “Esame da rifare”

di FRANCO VANNI


Durante il tema di maturità gli era suonato il telefonino in tasca, e per questo il suo esame era stato annullato dalla commissione. Il Tar ha però ribaltato la decisione, ritenendo troppo severa la punizione della scuola. Il giudice ha deciso che lo studente dell'istituto Kandinsky ha diritto a rifare la maturità. E ora Salvatore si prepara al suo esame "bis", a settembre.

I commissari che hanno deciso di bocciare Salvatore su due piedi non lo hanno ovviamente fatto a caso. Per mesi, prima dell'esame, il ministero dell'Istruzione e la direzione scolastica regionale hanno inviato alle scuole comunicazioni in cui chiedevano la massima severità contro l'uso o il semplice possesso di "ogni apparecchiatura elettronica durante l'esame", pena l'annullamento.

Ma è proprio in questa giungla di circolari e note che il giudice Domenico Giordano della terza sezione del tribunale amministrativo della Lombardia ha trovato il contrasto fra norme che ha salvato la maturità di Salvatore. "L'ordinanza ministeriale 44 del 5 maggio 2010 - si legge nella sentenza - prescrive il divieto di introduzione e di detenzione dei predetti dispositivi nel corso delle prove scritte, ma sanziona con l'esclusione dalle prove d'esame coloro che fossero sorpresi a utilizzarli". E solo loro. Al ragazzo è si suonato il telefono in tasca, ma si trattava di una sveglia fissata giorni prima e poi imprudentemente dimenticata.

Salvatore, che ha concluso la quinta con la media del 7 e un comportamento ineccepibile, adesso può riprovarci. L'esame sarà fatto a settembre, ovviamente prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Spetta al provveditorato nominare una nuova commissione, che deciderà poi le date delle prove. Giovanni Barca, l'avvocato che ha assistito il ragazzo nel processo, ora dice: "Salvatore si meritava un'altra opportunità, giustizia è stata fatta.

È una brava persona, non voleva imbrogliare nessuno, si era semplicemente dimenticato di consegnare il telefono ai commissari all'inizio dell'esame a causa dello stress che provava in quel momento. Era sicuro di averlo lasciato a casa. Ora è sereno, come anche la sua famiglia, e pensa solo a studiare".

Per dimostrare la buona fede dello studente, l'avvocato ha presentato al giudice i tabulati telefonici relativi al telefonino incriminato, da cui non risultava alcuna chiamata in entrata o in uscita fatta quella mattina da Salvatore. I dati forniti dall'operatore telefonico hanno così confermato che quel suono rimbombato alle 9.30 del mattino del 22 giugno, che per il ragazzo è stato l'inizio di un incubo, era davvero solo una sveglia.

La vittoria in tribunale del ventiduenne, che aveva concluso il ciclo di studi in Grafica nella scuola di via Broni in zona Gratosoglio, potrebbe creare un precedente importante per il ministero, che si troverà il prossimo anno a dovere meglio specificare le regole di esclusione dall'esame.

E dà una speranza a quegli studenti che, in tutta Italia, sono stati allontanati dalle prove per colpa di telefoni cellulari portati a scuola (e non usati) durante l'esame. "I professori non hanno deciso da soli sul caso di Salvatore - dice l'avvocato Barca - da quanto risulta dal verbale dell'esame, è stato il provveditorato a indicare loro la massima severità. Ci auguriamo che in futuro le direttive ministeriali sulla maturità tengano conto delle leggi, di modo che non ci sia il rischio di interpretazioni errate".

Un caso simile a quello di Salvatore si era verificato durante la terza prova al liceo scientifico paritario Europa, in viale Majno. In quel caso la commissione aveva però deciso per la linea morbida, ammettendo comunque lo studente alla prova orale. Durante il compito a risposte multiple, il cosiddetto "quizzone", il silenzio dell'aula era stato rotto da una canzone, forse la suoneria di un cellulare. In quel caso, il ragazzo aveva negato di avere avuto con sé il telefonino e si era quindi rifiutato di consegnarlo.
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