da La Stampa
NEWS
20/11/2007
Internet intasata nel 2010?
LUCA CASTELLI
Avviso agli internauti: attenzione, code e rallentamenti sono previsti sull’intera rete Internet nel 2010. Il drammatico bollettino è stato diffuso lunedì da Nemertes Research Group, un istituto di ricerca americano che ha pubblicato i dati di uno studio parallelo sulla crescita del traffico online globale e sugli investimenti previsti sulle infrastrutture.
Il risultato, spiega Nemertes, è disarmante. Se il traffico online continuerà a cresce con i ritmi attuali le infrastrutture di Internet non riusciranno più a reggerne l'impatto e nel giro di un paio d’anni il Web potrebbe trasformarsi in una specie di tangenziale nord di Milano all’ora di punta (il paragone è nostro). Tutti in coda a caccia di un download, video di YouTube avanti a passo d’uomo, navigazione biblica come ai vecchi tempi delle connessioni telefoniche pre-Adsl.
Il problema è legato al successo di alcuni servizi Web, in particolare quelli legati alla distribuzione di video (leggi: YouTube) e al P2P (BitTorrent). Il boom è inarrestabile e per definire la quantità di dati che circolano in Rete ormai si è costretti a coniare continuamente nuove unità di misura. Ecco quindi che YouTube è “accusata” dalla ricerca Nemertes di mettere in circolazione su Internet ogni mese qualcosa come 27 petabytes (27 milioni di gigabytes). Mentre complessivamente in un anno in Rete si muovono circa 161 exabyte (cioè 161 miliardi di gigabyte).
Citando Wikipedia, nel futuro sentiremo parlare sempre più spesso anche di zettabyte (mille miliardi di gigabyte) e yottabyte (mille zettabyte). E tanti saluti ai cari vecchi kilo e megabyte.Già a partire dal prossimo anno è previsto un considerevole incremento del traffico, legato al miglioramento della qualità di YouTube (in arrivo i video ad alta definizione), alla costante crescita di BitTorrent, alla diffusione di piattaforme come Joost e Babelgum che si servono del P2P per distribuire online ore e ore di programmi televisivi.
Secondo Nemertes l’ingolfamento non è inevitabile. Basta che gli investimenti crescano fino a una cifra stimata intorno ai 137 miliardi di dollari, che è decisamente più alta di quella prevista dai piani industriali delle aziende che si occupano di dorsali, reti a banda larga e infrastrutture varie. In aiuto potrebbero arrivare i governi, per esempio detassando le società coinvolte nel settore o agevolandone gli investimenti. Non è un caso, da questo punto di vista, che la ricerca di Nemertes sia sostenuta dall’Internet Innovation Alliance, un’associazione che raccoglie tra gli altri il grande provider AT&T. Per quanto credibile, insomma, il grido d'allarme non è del tutto disinteressato.