da Corriere
Blitz all'Università Epifani contestato
ROMA — Che il clima non fosse dei migliori Guglielmo Epifani lo capisce fin dal suo arrivo, ieri mattina, nell'aula magna dell'Università di Roma Tre, per il convegno della Cgil «Lavorare bene nell'Università pubblica di qualità». Un centinaio di giovani dei collettivi di estrema sinistra accoglie con slogan e fischi il leader della Cgil. Alcuni gridano: «Vergogna, vergogna». E poi: «Buffoni, buffoni». Altri, coi megafoni: «No alla precarietà, no al lavoro nero. Altri, infine, distribuiscono volantini dove si attacca la Cgil perché ha firmato l'accordo sul welfare del 23 luglio che «conferma» la legge Biagi, che per la sinistra radicale è la madre di tutte le precarietà. La tensione sale quando i giovani cercano di entrare nella sala e trovano sulla loro strada agenti di polizia e uomini del servizio d'ordine della Cgil. Che prima fermano il gruppo sulle scale e poi sulla porta dell'aula magna. Il contatto è inevitabile: spintoni e forse qualcosa di più.
Più tardi gli studenti, in un comunicato, sosterranno che uno di loro sarebbe rimasto «ferito al setto nasale ». Per evitare di peggio, dopo una breve trattativa, la Cgil decide di far entrare i contestatori, che, prima usando i megafoni nella sala e poi dal palco, intervengono per una decina di minuti. «Riteniamo paradossale che Epifani partecipi a un convegno dal tema lavorare bene nell'Università pubblica. Ma quale buon lavoro viene a proporci? Forse quello dei contratti da ricercatore da rinnovare ogni anno a discrezione del barone di riferimento? Oppure quello delle prestazioni lavorative gratuite obbligatorie in molti corsi di laurea?».
Epifani ascolta e così anche il segretario della Flc-Cgil (Federazione dei lavoratori della conoscenza), Enrico Panini e il capo della Cgil di Roma e del Lazio, Walter Schiavella. Poi i ragazzi dei collettivi escono e il convegno, dopo l'imprevista e rumorosa interruzione, prosegue. Ma nelle sue conclusioni il leader della Cgil risponde indirettamente anche ai contestatori: «Nessuno pensi che la Cgil possa abbandonare anche solo per un secondo la sua battaglia contro la precarietà ». E sull'Università chiede un intervento del governo: «Servono meno nepotismo, meno favoritismi, meno parentopoli. L'Università non può essere in mano ai baroni ». Il discorso è funzionale anche alle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) che si terranno tra un paio di settimane.
Il convegno è finito, la situazione è relativamente tranquilla, ma la protesta dei collettivi è già stata rilanciata sulle agenzie di stampa e arrivano i primi commenti. Hanno contestato Epifani sul Welfare? «Mi dispiace », è la laconica risposta del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ai giornalisti. Salvatore Cannavò, di Sinistra critica, formazione a sinistra di Rifondazione comunista, dice invece che «hanno totalmente ragione i giovani che hanno pacificamente contestato Epifani».
Esprime solidarietà ad Epifani, Fabio Mussi, leader di Sinistra democratica mentre Adriano Musi, ex dirigente Uil e ora parlamentare dell'Ulivo, dice che episodi di «violenza verbale» come quelli avvenuti ieri mattina «non vanno minimizzati ».
La Cgil mostra stupore e irritazione per tanto clamore e nel pomeriggio diffonde un comunicato con la propria versione dei fatti: «A un collettivo di studenti di Scienze politiche composto da circa 80 persone che chiedeva di poter leggere un proprio documento è stato consentito di intervenire. Poi i lavori sono regolarmente ripresi ». Insomma, secondo Epifani, si è trattato di un episodio di protesta, «fisiologico in un contesto universitario ». Niente di più. Del resto la Cgil alle contestazioni da sinistra è ormai abituata. Nelle assemblee che hanno preceduto il recente referendum sindacale sull'accordo del 23 luglio non sono mancati forti momenti di tensione fra i lavoratori schierati per il sì e quelli per il no, tra i quali quelli della sinistra Cgil. E quando i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno presentato, in una conferenza stampa nella sede della Cisl, i risultati della consultazione, fuori dal palazzo una cinquantina di giovani di estrema sinistra hanno inscenato una manifestazione di contestazione a base di slogan e volantini molto simili a quelli di ieri. Esiste insomma il malessere degli operai, che gli stessi leader sindacali hanno detto di voler affrontare (stanno lanciando una campagna per l'aumento dei salari), ma anche quello dei giovani più deboli, che temono per il loro futuro. E anche questo va affrontato, dicono alla Cgil, ma al netto delle strumentalizzazioni politiche.