Indicazioni per il curricolo: diamo la parola alle scuole!

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Indicazioni per il curricolo: diamo la parola alle scuole!

Messaggiodi edscuola » 31 ottobre 2007, 13:15

da Tecnica della Scuola

Indicazioni per il curricolo: diamo la parola alle scuole!
di Diesse, didattica e innovazione scolastica

Le Indicazioni per il curricolo (IC) sono entrate in scena con Decreto 31 luglio 2007 per sostituire le precedenti Indicazioni nazionali (IN), a loro volta allegate al Decreto Legislativo 19 febbraio 2004.
Le “nuove” Indicazioni, come le precedenti, intendono fornire alla scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (primaria e secondaria di I grado) gli orientamenti fondamentali per la stesura dei piani dell’offerta formativa. In realtà le nuove, collegate ad un decreto ministeriale, non possono abrogare le precedenti, annesse ad un decreto legislativo.
Questo spiega il motivo per cui le IC sono proposte in chiave sperimentale per il biennio 2007-2008 e 2008-2009, in attesa dell’emanazione di un regolamento definitivo.
Il Decreto di luglio su questo punto è molto chiaro: “Nel corso del predetto biennio le istituzioni scolastiche, nel quadro delle finalità generali indicate e degli obiettivi individuati per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria e per la scuola secondaria di primo grado, verificano la congruità dei contenuti proposti e la loro articolazione per campi di esperienza, aree, discipline e competenze, anche al fine di eventuali modificazioni e integrazioni” (art. 2). Dovranno essere la didattica svolta sul campo e l’attività di ricerca/azione degli insegnanti a verificare il contenuto delle Indicazioni, validando i punti qualificanti del documento e ponendo nello stesso tempo le condizioni per la correzione delle parti più lontane dalle esigenze dell’apprendimento e dell’insegnamento.
Se c’è un leit motive nel documento, esso consiste nella sottolineatura delle IC come testo aperto, che la comunità professionale è chiamata ad assumere per procedere, scientificamente e potremmo dire “morinianamente” (da Edgar Morin, al cui pensiero si ispira il testo) alla sua eventuale falsificabilità. Dal momento che le parole, soprattutto se scritte nero su bianco, impegnano il loro autore, affinché quanto detto si verifichi, occorrerà prestare molta attenzione all’azione di informazione/formazione prevista dall’Amministrazione, di modo che essa, come richiama la Direttiva ministeriale di accompagnamento del 3 agosto ’07, si ispiri a criteri di effettiva correttezza, tali da valorizzare l’autonomia delle scuole.
Sono previste due fasi: la prima (fino al dicembre 2007) di informazione, comprensione e approfondimento del contenuto delle IC; la seconda “in cui gli interventi relativi allo sviluppo professionale degli insegnanti ed al lavoro di ricerca e di innovazione nelle scuole, assumeranno un rilievo strutturale” (Direttiva 3 agosto). La logica disegnata sembrerebbe chiara: dalla informazione alla formazione, in un contesto di libertà operativa riconosciuta (e non appena “concessa”) alle scuole.
E tuttavia è indubitabile, a riflettere sui primi passi dell’Amministrazione, che si stia aprendo una battaglia culturale e politica sulla interpretazione delle Indicazioni e sulla loro ricaduta sui collegi docenti. Non si potrebbero leggere in altro modo gli interventi che si stanno prendendo, per esempio, in contesti diversi come la Lombardia e l’Emilia Romagna, avversarie anche nelle modalità con cui si predispone la consegna alle scuole delle IC. Mentre a Milano è in vista una giornata seminariale di informazione svolta in collaborazione tra Ufficio Scolastico Regionale e Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (31 ottobre), a Bologna si è già svolto (23 ottobre) un analogo convegno regionale (vedi sito dell’ex Irre Er) sulle nuove Indicazioni, al quale faranno seguito ben 16 seminari calati sulla testa delle scuole della regione, che copriranno il pur breve periodo che precede la fine del 2007.
Un ventaglio di proposte (dalla Lingua Italiana, a Matematica, a Scienze e Storia, fino alle Funzioni tutoriali e alla Valutazione) che se non altro toglieranno spazio alle scuole, alla loro libertà di scelta su chi e come le si possa informare. Sommessamente chiediamo: ma le scuole le Indicazioni per il Curricolo non le sanno leggere senza pesanti intromissioni dall’alto? Gli insegnanti sono tutti analfabeti?

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