da LASTAMPA.it
Salasso scuola
In quasi il 40% delle classi torinesi si sforerà il tetto di spesa sui libri
ANDREA ROSSI
E meno male che il ministero aveva deciso di metterci una pezza. Imporre a tutte le scuole medie e superiori tetti di spesa vincolanti sui libri di scuola, per arginare quel salasso che ogni anno, puntualmente, a fine agosto, si abbatte sulle famiglie con figli in età scolare. Sberle da tre o quattrocento euro per pargolo, capaci di polverizzare in una manciata di giorni il budget di un mese intero. A maggior ragione in tempi di crisi. Ecco perché, a inizio anno, il Governo Prodi aveva varato la misura calmiere, per la prima volta dopo il 2004 - per le medie - e per la prima volta in assoluto per le superiori. Non è servito, a quanto pare. O, almeno, non sembra che gli istituti siano molto ligi alle direttive impartite da Roma.
È bastata un’indagine dell’associazione Altroconsumo per smascherare quella che ha tutta l’aria di essere una prassi: infischiarsene dei tetti di spesa e viaggiare in ordine sparso. Solo a Torino è stata sezionata la lista dei libri di testo di 72 classi, scoprendo che nel 39 per cento dei casi le famiglie spenderanno più del limite massimo indicato a suo tempo. Peggio ancora, in una classe su cinque la fatidica soglia sarà superata di oltre il dieci per cento, che è il punto di non ritorno stabilito dal ministero, quello che cancella qualsiasi giustificazione. Insomma, oltre quel limite i consigli di classe non hanno davvero più alcuna giustificazione. Altroconsumo ha passato al setaccio quindici scuole torinesi - undici medie e quattro superiori - e 72 classi, di cui 28 sono risultate «fuori norma». Superano l’esame, ad esempio, il San Giuseppe, il Sociale, l’Avogadro e il Rosa Luxemburg; bocciati, invece, Cattaneo, Gioberti, Caduti di Cefalonia, Madre Mazzarello. In generale la percentuale che ci vale un primato poco lusinghiero: tra le ventuno città analizzate ci sorpassano soltanto Roma (67 per cento di «trasgressori»), Napoli e Palermo (54), Milano (48); in compenso siamo davanti, e di parecchio, a Venezia (26), Genova (22), Bologna (28) e Firenze (22) e a tutte le altre. Si potrebbe anche immaginare che il ministero sia stato inflessibile nel decidere i limiti. Quasi spietato, venendo così incontro alle famiglie stritolate dal caro-vita. Falso. «I tetti del 2008, rispetto agli ultimi, fissati quattro anni fa, sono cresciuti di quasi il 20 per cento» spiega Michele Cavuoti del direttivo di Altroconsumo. E per le famiglie sono già poco benauguranti. Due esempi: 286 euro per la prima media, 111 per la seconda e 127 per la terza; 320 euro per il primo anno di liceo classico, 370 per il terzo e 315 per l’ultimo. «Senza contare che, se la maggioranza delle classi, almeno a Torino, è rimasta dentro i parametri, significa che potevano farlo tutti senza sacrificare la qualità della didattica», aggiunge Cavuoti. Invece molti hanno sforato. Una minoranza ha oltrepassato i limiti del dieci per cento, «infrazione» che il ministero permette a patto di specificare i motivi e far approvare lo sforamento dal consiglio d’istituto. Ma il 22 per cento è andato oltre quella soglia. In piena violazione, dunque. «È evidente che alcuni consigli di classe se ne infischiano», attacca Cavuoti. «E che molti dirigenti scolastici non vigilano».