stop alla fuga dei presidi 'Incentivi a chi si ferma 5 anni'

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stop alla fuga dei presidi 'Incentivi a chi si ferma 5 anni'

Messaggiodi edscuola » 5 agosto 2008, 9:12

da Repubblica

Gelmini, stop alla fuga dei presidi "Incentivi a chi si ferma 5 anni"

Il ministro: "Danni alla didattica dal turnover con il Sud"

Anche nei contratti del pubblico impiego un vincolo che impegna alla residenza per un periodo nel luogo di assegnazione
Ci vorrebbe un rapporto più stretto tra la provenienza dei professori e i luoghi in cui insegnano

ANDREA MONTANARI
FRANCO VANNI

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Giro di vite del ministro dell´Istruzione sul carosello di presidi e professori provenienti dal Sud, che chiedono subito il trasferimento lasciando in Lombardia cattedre scoperte. «Un via vai che rischia di produrre effetti fortemente negativi sull´andamento scolastico e di provocare un danno grave soprattutto per gli studenti - spiega Mariastella Gelmini, che annuncia - . Sto studiando con i tecnici del ministero una forma di incentivo per quei professori che accettano di non cambiare sede per almeno cinque anni, pari ad un intero ciclo di studi».
L´uscita del ministro segue l´allarme lanciato dalla Direzione scolastica lombarda e dai sindacati: quest´anno, per la prima volta dopo due decenni, la Lombardia dovrà chiamare 60 presidi da altre regioni, perché le graduatorie dei vincitori di concorso sono andate esaurite. Presidi che arrivano dal Sud, dove invece i candidati sono tanti e le cattedre pochissime. Donne e uomini che prendono servizio in Lombardia a cinquant´anni almeno, «già con la richiesta di trasferimento in tasca», per usare le parole del direttore scolastico Annamaria Dominici. Gli uffici di via Ripamonti già si preparano a nominare supplenti e sostituti da mettere al posto di chi, appena si libereranno posti al Sud, chiederà di tornare a casa.
La Gelmini promette un nuovo disegno di legge, che si aggiungerà a quello appena approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede, tra l´altro, anche una norma sulla stabilizzazione dei supplenti, oltre al 7 in condotta per commetterà atti di bullismo. Ma il ministro lancia anche una seconda proposta: «Ci vorrebbe un rapporto più stretto tra la provenienza degli insegnanti e il territorio nel quale insegnano». Come dire: i professori esercitino la professione dove sono nati.
La possibilità di dare un incentivo economico agli insegnanti e ai presidi che lavorano lontano da casa, per scoraggiarne la fuga, piace anche al Pd. La senatrice Marilena Adamo addirittura rilancia: «Si dovrebbe prevedere nei contratti del pubblico impiego un vincolo che impegna alla residenza per un periodo nella provincia di assegnazione». Ma avverte: «La vera soluzione è fare concorsi più frequenti, non aspettare che nelle scuole ci siano migliaia di posti vacanti». E alla Lega Nord, che con Matteo Salvini ieri chiedeva «presidi lombardi nelle scuole lombarde», lancia un appello: «Sia chiaro che l´obiettivo della riforma, pur necessaria, deve essere rendere più efficiente la scuola, non fare l´ennesima e assurda crociata anti-meridionale».
La linea dettata dal ministro Gelmini trova d´accordo anche l´assessore all´Istruzione e vicepresidente della Lombardia Gianni Rossoni, che per fermare l´emorragia di presidi e insegnati della nostra regione vorrebbe «senz´altro l´introduzione del periodo di permanenza minima nel contratto», ma anche «una radicale modifica del percorso di assunzione. A scegliere i professori dovrebbero essere le scuole, con propri concorsi. I presidi dovrebbero essere chiamati e assegnati dalla direzione scolastica regionale». Un meccanismo inverso all´attuale, disegnato dal decreto Milleproroghe, in cui sono i vincitori di concorso a chiedere l´assegnazione su base nazionale.
Per sapere dove saranno assegnati i 60 presidi venuti da lontano si aspetta venerdì, quando la Direzione scolastica comunicherà la distribuzione delle cattedre. Un piccolo esercito: 22 campani, 15 dalla Puglia, 14 calabresi, otto dalle Marche e un solo vincitore di concorso in Sicilia.
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