da Il Tempo
Parla il ministro dell'Istruzione e dell'Università: «Il 30% dei risparmi servirà a finanziare il merito»
«La maleducazione va curata»
Giancarlo Capecchi
CAPALBIO
Il ministro per l'Istruzione e l'Università Mariastella Gelmini, nella Piccola Atene di Maremma per parlare del futuro della scuola, prendendo spunto dalla presentazione del libro di Adolfo Scotto di Luzio «La scuola degli italiani».
È vero che la nostra scuola è tra le peggiori d'Europa o almeno la più distante dal quotidiano, dalla realtà?
«Il governo al quale appartengo ritiene che la scuola sia una priorità, una grande priorità e che debba essere sicuramente un riferimento nella vita del Paese. E non è solo un problema di risorse ma di programmazione. Io voglio dare prestigio, credibilità e stabilità alla scuola, non pensando a riforme di sistema, che tutti i ministri ogni volta presentano, quanto facendo interventi puntuali. Credo che in cima all'agenda delle priorità ci siano la rivalutazione del ruolo dei docenti, la rivisitazione di sistemi di reclutamento e una considerazione adeguata per premiare il merito. Nella Finanziaria, il 30% dei risparmi che andremo a fare, serviranno proprio per premiare il merito».
Ma cosa va cambiato in particolare?
«Credo che dobbiamo cambiare l'archetipo organizzativo della scuola, cambiare la governance, non è pensabile che la carriera dell'insegnante sia legata solo all'età ma deve esserlo a scatti professionali determinati dall'apprendimento conseguito dai ragazzi, dalla formazione continuativa che il docente acquisisce, da molti elementi. Pensare che la scuola funzioni con insegnanti demotivati è un'utopia».
E per la formazione, come si muoverà?
«Ho trovato grande disponibilità al tavolo delle associazioni professionali. Gli insegnanti si rendono conto che accanto ad una formazione iniziale serve anche quella continuativa e chiedono di essere valutati sulla base di questa loro lavoro di miglioramento, di aggiornamento».
Integrazione dei bambini rom nelle nostre scuole. Davvero difficile?
«La preoccupazione mia e del governo è diversa. Solo il 60% dei bambini rom frequenta regolarmente la scuola. Stiamo procedendo ad un censimento dei bambini rom cercando di garantire a tutti il diritto all'istruzione. È un fatto diverso dall'integrazione. Nelle classi c'è un numero elevato di immigrati e questo non va considerato e non è un problema. Occorrono più corsi di italiano, la scuola deve fare fronte a eventuali problemi essendo il luogo principe dell'integrazione. Ripeto, non vedo problemi se ci sono tanti bambini stranieri, trovo scandaloso che molti bambini rom non possono frequentare la scuola perché portati all'accattonaggio. Noi vogliamo restituire loro l'infanzia».
Disagio giovanile, bullismo. Come si muoverà?
«Con la reintroduzione della valutazione del comportamento degli studenti. Si tratta di provvedimenti che nascono dalla considerazione che sono moltissimi gli episodi di disagio giovanile, di bullismo, di mancanza di disciplina da parte dei ragazzi. È necessario attribuire all'insegnante la responsabilità di valutare il comportamento. Non significa punire ma la condotta deve concorrere alla valutazione complessiva del ragazzo».
Il sette o il sei in condotta insomma come misura preventiva.
«Episodi come quello che ha portato a devastare una scuola del Lazio devono pesare, la maleducazione va "curata" tenendo conto comunque che la maggior parte dei ragazzi tiene un comportamento corretto».
Signor ministro, quali possibilità possono avere i precari?
«La politica negli anni ha creato un numero di precari notevolissimo. Primo compito è dire con chiarezza fino a che punto riusciamo a risolvere la loro situazione. Quest'anno ne abbiamo immessi 25000 in ruolo ma ne servirebbero molti di più per eliminare graduatorie per le quali, purtroppo, è impossibile dare risposte in tempi brevi».