Scuola, per l’Italia è emergenza educativa

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Scuola, per l’Italia è emergenza educativa

Messaggiodi edscuola » 22 luglio 2008, 18:58

da Unità

Scuola, per l’Italia è emergenza educativa
Caterina Pes *

La qualità dell’istruzione e della scuola è tema che riguarda tutti, e nessuno, neanche per motivi ideologici, può derogare a questo.
L’Italia, infatti, si trova in un’emergenza educativa senza precedenti. La società negli ultimi dieci anni è profondamente cambiata e la scuola non ha avuto la capacità di adeguarsi e di ripensarsi pienamente.
Sono deputato della Repubblica ma prima di tutto sono un’insegnante. Penso che niente, più della scuola, è laboratorio sociale. Laboratorio nel quale si incontrano, si scontrano e a volte si confrontano contesti sociali e culturali differenti. Penso che abbiamo allora una grande responsabilità, da cui nessuno di noi può tirarsi indietro. Partiamo dai riferimenti più importanti:
- gli obiettivi di Lisbona impegnano tutti a lavorare per una società della conoscenza e per una scuola di qualità;
- i dati Ocse-Pisa 2006 dimostrano, purtroppo, che l’Italia vive il paradosso considerevole di essere tra le prime nazioni europee con il più basso livello d’istruzione e il più alto livello di dispersione scolastica.
È evidente quindi, che nel nostro paese siamo in piena emergenza educativa, anche perché l’istruzione e la formazione sono strumenti indispensabili di crescita economica.
Quando Antonio Gramsci,scriveva "istruitevi perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza", affermava per primo proprio questo pensiero: chi possiede poche conoscenze rischia l’esclusione economica e sociale. È condannato a stare ai margini.
Se queste sono le premesse, credo allora che si debbano operare una serie di riflessioni sulle modalità di trasmissione del sapere nella nostra scuola e sui processi di apprendimento, in una visione globale del problema.
Ciò che mi è sembrato assente nella relazione del Ministro Gelmini presso la Commissione Cultura della Camera, di cui faccio parte, è proprio una visione d’insieme, o, se si preferisce, la valutazione del problema-scuola in un’ottica di sistema. La scuola italiana ha bisogno di un serio e forte investimento.Tutti, nessuno escluso credo, sosteniamo la scuola di qualità. Lisbona ce lo chiede. Pisa ci ricorda quanto siamo lontani. Una distanza incolmabile separa, tuttavia, la nostra idea di qualità rispetto a quella del Ministro Gelmini e del governo che lei rappresenta. Per noi una scuola è di qualità quando premia il merito, quando è competitiva, certamente; ma la scuola, per noi, è di qualità anche e soprattutto quando è inclusiva e realizza la piena integrazione di tutti.
Il concetto di merito proposto dalla Gelmini - cui come sappiamo si collega la definizione di scuola di qualità - sembra potersi applicare solo agli alunni meglio dotati culturalmente. La scuola di qualità è per noi quella che premia i talenti, ma nel contempo è la scuola che non lascia indietro nessuno, anzi sostiene i più deboli e garantisce uguali opportunità per tutti.
Un serio investimento sull’istruzione - nell’orizzonte di una «grande alleanza per la scuola» - deve pertanto passare attraverso l’adozione di «Politiche integrate» e l’elaborazione di un piano finanziario per obiettivi strutturali. Ne cito alcuni: Edilizia scolastica; Diritto allo studio; Qualificazione degli insegnanti; Progetti dell’autonomia; Ampliamento del tempo scuola; Stabilità dei docenti. Tra questi punti il governo precedente ha individuato come strategia d’intervento il programma delle «scuole aperte».
Esso prevede, in orario curricolare, un ampliamento dell’offerta formativa, introducendo oltre agli ormai noti corsi di recupero anche corsi di sostegno e aiuto allo studio, moduli didattici di approfondimento e sviluppo delle conoscenze, assunzione di metodologie didattiche alternative, arricchimento del curricolo (teatro, canto, danza, arte ecc.). In questa dimensione, si risponde all’esigenza di un’ottica di sistema da cui sono partita.
Sempre in un’ottica di sistema, si inserisce, infine, la riflessione intorno alla professione docente e alla qualità della trasmissione del sapere. Nessun altro aspetto interno alla scuola influenza infatti il rendimento degli studenti più della qualità della formazione degli insegnanti.
Credo che la demotivazione degli insegnanti dipenda anche in larga misura dal mancato riconoscimento culturale del Paese tutto nei loro confronti. Specchio di questo è l’ assenza di investimenti sull’aggiornamento disciplinare e pedagogico (oggi i professori si comprano i libri e si aggiornano di tasca propria), che peraltro non avviene per nessun’altra categoria di professionisti. Nutriamo fondati dubbi su è quanto e sino a che punto questo governo abbia seriamente intenzione di investire sulla scuola.
Il governo precedente, se pur faticosamente, aveva intrapreso questo cammino. Ora questo sentiero sembra essersi interrotto.
* Deputato del Pd
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