da LASTAMPA.it
Gelmini: l'obbligo di istruzione rimane a 16 anni
La replica del ministro all'allarmismo del segretario generale della Flc-Cgil
ROMA
Un «colpo di mano del governo sull’obbligo scolastico» che riporta l’orologio della storia agli anni ’50. È il commento che arriva da Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil all’emendamento al decreto 112 che cancella l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni di età che era stato introdotto dal governo Prodi con la precedente Finanziaria.
L’emendamento infatti prevede - dice Panini - che si possa assolvere l’obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono a loro volta un massiccio ricorso alla formazione professionale. «Ben diversa la situazione attuale - aggiunge il segretario generale della Flc Cgil - che prevede, in coerenza con il dettato costituzionale, l’assolvimento dell’obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie. Un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini».
Per Panini, «così si riporta l’orologio della storia agli anni 50, alle scelte precoci compiute a 14 anni di età, si torna a separare sulla base del reddito, per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C». Si spacca - dice ancora l’esponente della Cgil - «l’unitarietà del sistema creando per i meno fortunati un canale parallelo discriminatorio, si regionalizza e si privatizza un pezzo di formazione. Si piega la formazione professionale ad ancella della scuola pubblica negandone invece le peculiarità e la qualificazione che si esprime nel legame coi processi di formazione finalizzati all’accesso al lavoro o alla sua riconversione.
Questo segna, ancora una volta, un secco ritorno all’indietro rispetto ai processi avviati di recente nella scuola, tesi a realizzare concretamente l’innalzamento dell’obbligo nel biennio della scuola superiore, discontinuità che si ripete anche con la revisione dei programmi di insegnamento del primo ciclo».
Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui ’stop and gò ai processi di riforma, «testimoniano l’alta considerazione che questo governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l’opera di smantellamento della scuola pubblica».
Ma il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini replica: «L’emendamento proposto dal governo non incide minimamente sull’obbligo di istruzione, che rimane a 16 anni. Evidentemente - prosegue - Walter Veltroni è stato male informato dai suoi collaboratori. L’obbligo rimane e può essere assolto nei percorsi di formazione professionale che aveva introdotto, in via sperimentale, il governo di centrosinistra».