Scuola, Bottino lascia il vertice

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Scuola, Bottino lascia il vertice

Messaggiodi edscuola » 18 ottobre 2007, 20:40

da la Repubblica.it

Scuola, Bottino lascia il vertice
di Bianca De Fazio

Il trasferimento dopo cinque anni alla guida dell´ufficio di via Ponte della Maddalena. Dice di se stesso: "Sono un moderato che lavora senza soste"
Il direttore scolastico regionale, Alberto Bottino, lascia Napoli. Il ministro per la Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, lo vorrebbe a Roma. Ai vertici della direzione generale per il personale della scuola. Una promozione che giunge dopo cinque anni dal suo ritorno a Napoli, alla guida della Direzione scolastica regionale: era il 7 ottobre del 2002 quando Bottino fu scelto dal governo di centrodestra per rimpiazzare Anna Maria Dominici. Ed ora è il governo di centrosinistra a fare il suo nome per un incarico di prestigio. Di qui a qualche settimana Bottino dovrebbe sostituire Giuseppe Fiori, reggente alla Direzione regionale per il personale, dopo che su quella poltrona è stato seduto, per anni, Giuseppe Cosentino (che spesso ha lavorato a braccetto con Bottino), ora chiamato a dirigere un dipartimento del ministero. La voce che Bottino avrebbe lasciato Napoli circola da tempo. Ma stavolta sembra cosa fatta.

Mancano le ultime firme, e il direttore Bottino è già in procinto di preparare le valigie. Allontanarsi da Napoli non è per lui una novità. Ma è la prima volta che questo avviene per una promozione in piena regola. Quando nel 2001 Alberto Bottino, all´epoca provveditore vicario a Napoli, fu spedito al provveditorato di Potenza (il ministro era Tullio De Mauro) il trasferimento fu letto come una punizione. «Diciamo che il provveditore di Potenza insisteva perché andassi ad aiutarlo - ha avuto modo di replicare Bottino - e diciamo pure che Napoli non fece di tutto per tenermi qui». In sua difesa si pronunciarono Raffaele Porta, all´epoca assessore provinciale alle Politiche formative, e un gruppo di 40 presidi che firmarono una petizione poi contestata dai colleghi. Come adesso, insomma, Bottino aveva detrattori ed estimatori. Ma ancora una volta, alla lunga, l´ha spuntata lui. «L´ha vinta la mia dedizione al lavoro» ribadisce ogni volta Bottino. E vale la pena ricordare che anche negli anni bui del provveditorato, quando tra il ´92 e il ´94 finirono in manette i vertici dell´ufficio, Bottino ne uscì pulito. E sì che all´epoca aveva incarichi decisamente chiacchierati e a rischio, visto che a lui erano affidate la gestione dei concorsi e le operazioni di reclutamento dei docenti. Quella di questi giorni si configura, insomma, come una promozione piena, che premia innanzitutto le competenze amministrative di Bottino e la sua abnegazione al lavoro: dietro la scrivania per molte ore al giorno; in ufficio anche a Ferragosto. A dispetto dell´approssimarsi della pensione (Bottino ha 64 anni) e di qualche problema di salute che lui stesso non ha esitato ad attribuire al superlavoro. E forse alla fatica di tenersi in equilibrio tra destra e sinistra, di non schierarsi con chiarezza e dimostrarsi, come ama dire, «un moderato che lavora senza freno.
Il mio impegno per la scuola non consente a nessuno di attribuirmi un colore politico. Io lavoro per la scuola e per la giustizia». Interpretando sempre alla perfezione il ruolo di scrupoloso funzionario dell´amministrazione. Decisionista, onnipresente, fedele al mandato di razionalizzare la spesa (glielo chiese Letizia Moratti, quando era ministro, ma la musica non è cambiata col governo Prodi e coi ministri Fioroni e Padoa-Schioppa). E inimicandosi spesso, per questo, i sindacati. Che a fasi alterne gli hanno fatto la guerra - anche denunciandolo per lo stato delle scuole campane - o lo hanno usato come grimaldello, a Roma, per rosicchiare qualche briciola. Come i 150 posti di docenti e i 200 per il sostegno ottenuti in più, rispetto alle previsioni, proprio nei giorni scorsi. La successione? Nomi non se ne fanno ancora, nell´attesa dell´ok definitivo del ministro.
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