da Resto del Carlino
Giovedì, 4 Ottobre 2007
Statali e insegnanti sul piede di guerra
di NUCCIO NATOLI
— ROMA —
GLI STATALI attaccano la Finanziaria: «Mancano i soldi per i contratti». Come prima mossa Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo sciopero di otto ore del pubblico impiego per il 26 ottobre. «E’ il primo e non sarà il solo», ha commentato il segretario della Uil, Luigi Angeletti. Anche l’Ugl si appresta a fare lo stesso passo. La decisione sarà presa lunedì.
Il ministro della funzione pubblica, Nicolais, ha cercato di correre ai ripari assicurando che «i soldi saranno trovati. Il Governo, per la vacanza contrattuale, metterà a disposizione 700 milioni di euro per il 2008 e 1.200 milioni per gli anni successivi. Per il rinnovo del contratto 2008-2010, invece, si dovrà aspettare l’anno prossimo». Anche Palazzo Chigi ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «Il governo si è impegnato ad affrontare le questioni legate ai rinnovi dei contratti futuri». I sindacati, però, non si fidano e per dare più peso alla protesta il giorno dello sciopero ci sarà una manifestazione a Roma a cui parteciperanno i segretari generali di Cgil (Epifani), Cisl (Bonanni) e Uil (Angeletti). Se il pubblico impego ha rotto gli indugi, il comparto della scuola è pronto a seguirlo. In rivolta c’è anche il mondo della scuola pubblica, che ha avviato le procedure di conciliazione previste dalla normativa prima della proclamazione dello sciopero, che potrebbe essere fissato in concomitanza della manifestazione nazionale della categoria già programmata per il 27 ottobre. La vertenza della scuola si incentra su due motivazioni: a) il mancato finanziamento del rinnovo del prossimo contratto; b) la richiesta di una maggiore valorizzazione del lavoro nella scuola pubblica.
GLI STATALI hanno proclamato lo sciopero contestando al governo di non avere stanziato nella finanziaria 2008 le «risorse necessarie al rinnovo dei contratti, e questo è assolutamente intollerabile». In particolare, viene contestato che nella Finanziaria non ci siano neppure «le risorse limitate all’inflazione programmata. Non c’è precedente paragonabile a questa situazione». Da tutto ciò Cgil, Cisl e Uil sospettano che «il governo ha semplicemente stabilito che i contratti non si rinnovano più».
Secondo i sindacati del pubblico impiego la decisione dello sciopero non è solo una questione di soldi: «C’è la preoccupazione per la qualità dell’occupazione». A fine anno scadrà il contratto di 3,5 milioni di dipendenti pubblici, mentre 2 milioni di lavoratori non hanno ancora aperto le trattative per il rinnovo del biennio 2006-2007.
INOLTRE, I SINDACATI contestano che, dopo tante chiacchere sulla necessità di moralizzare la vita pubblica, manchino interventi concreti. Come esempio il leader della Uil-pa, Bosco, ha fatto notare che «le consulenze non hanno subito tagli e sono rimaste nell’ordine di 1,5 miliardi di euro, mentre manca l’avvio di quel tavolo di confronto garantito dal memorandum» siglato con il governo. Per dare maggiore peso alla proclamazione dello sciopero hanno preso posizione tutti i leader sindacali. Per il governo non è un bel segnale. «Lo sciopero è inevitabile, ed è un’iniziativa che approvo e sostengo pienamente», ha detto Epifani. «Il governo sbaglia di grosso se sottovaluta quanto sta accadendo», l’analisi di Bonanni.