Ma studiare conviene?

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Ma studiare conviene?

Messaggiodi edscuola » 9 maggio 2008, 16:28

da LASTAMPA.it

Ma studiare conviene?

Un laureato guadagna soltanto 120 euro al mese in più


FABIO POZZO

La metà degli italiani, segnala l’Istat, ha soltanto la licenza media. Siamo, in questa classifica, gli ultimi d’Europa. Ma, se andiamo a guardare i salari di chi ha il «pezzo di carta» in tasca e di chi non l’ha, non ci sarebbe motivo di farne una malattia. La laurea, e in subordine il diploma, non garantiscono infatti uno stipendio adeguato agli anni in più trascorsi sui libri.

Quest’ultimo dato, sconfortante, emerge dal «Rapporto 2008» di Unioncamere. Una fotografia dello stato di salute dell’Italia che ha la forza di uno schiaffo: scarsa attenzione al merito, appiattimento degli stipendi verso il basso, legati alla bassa crescita della produttività; la previsione per il 2008 di un Pil ancorato allo 0,5% (e dello 0,1% nel Sud), un ulteriore rallentamento nei grandi progetti di ammodernamento del Paese e una selezione «darwiniana» per le imprese, costrette a dichiarare la resa, a chiudere (390 mila, l’anno scorso).

I salari, si diceva. Le retribuzioni di professioni non qualificate, di conduttori di impianti, di operai specializzati, di professioni qualificate nelle attività commerciali e degli impiegati, si aggirano tutte tra i 21 e i 23 mila euro (lordi). Si va dai 21.170 euro di un lavoratore non qualificato ai 22.750 di un impiegato, anche laureato. La differenza, si vede bene, è minima: in media, di 1600 euro l’anno. Vale a dire, soltanto 120 euro al mese. Ergo: vale ancora la pena proseguire negli studi? Spendervi tre-quattro anni, nell’ipotesi più favorevole, ritardando l’ingresso nel mondo del lavoro (che non si trova, ma questo è un altro discorso)? Pagare rette sempre più alte agli atenei, per colmare i loro buchi di bilancio? E poi, non riuscire a monetizzare (al di là del valore della cultura) queste spese, questi sacrifici?

«Il divario segnala un Paese disattento al valore dello studio e del merito e che rischia di mortificare le migliori risorse di cui dispone», affonda il coltello nella ferita il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello. Divario che spiega, se ce ne fosse ancora bisogno, il fenomeno della «fuga dei cervelli», all’estero. Chi può, scappa.

Vale la pena andare a vedere il bicchiere mezzo pieno. Nella classifica dei salari italiani, salendo verso l’alto, s’incontrano le professioni tecniche, dal geometra all’ingegnere: la retribuzione annuale lorda è in media di 28.770 euro. Quindi, vengono quelle intellettuali, che raggiungono quota 40.490 euro. E poi, c’è il grande salto, al livello dei dirigenti, che guadagnano oltre 92 mila euro. La distanza, tra chi segue, è quasi incolmabile. E comunque, tornando al discorso iniziale del titolo di studio, il conto non torna. E’ vero che un dirigente ha probabilmente una laurea nel cassetto, ma non è affatto scontato che il «pezzo di carta» col sigillo in ceralacca garantisca la scalata. Anzi.
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