da la Repubblica
I genitori: vogliono spingerci a somministrare farmaci
L'Ulss: non è una schedatura
Venezia, test ai bimbi nei nidi: è polemica
L'assessore: iniziativa utile per gli educatori ma non ci sarà nessun obbligo
Roberto Bianchin
VENEZIA - Un test all'asilo nido, fatto per capire i comportamenti dei bambini, scatena la rivolta dei genitori e un vespaio di polemiche. Per l'Ulss che lo ha inventato è solo un modo per fotografare l'esistente e migliorare di conseguenza la qualità dei servizi degli asili. Ma per alcuni genitori, che contestano l'iniziativa, è invece una «schedatura» inaccettabile, che punterebbe in realtà a individuare i disturbi comportamentali dei piccoli alunni per poi convincere le famiglie a sottoporli a trattamenti a base di farmaci.
«Gli interessi delle case farmaceutiche sono enormi - accusa una delle promotrici della protesta, Francesca Carfora, psicanalista, mamma di un bambino che frequenta un nido - e la loro strategia di marketing è proprio quella di far parlare di queste nuove malattie coinvolgendo le scuole negli screening di massa che già in molte regioni sono stati banditi». «Mi sembra un clima da caccia alle streghe - ribatte il responsabile di neuropsichiatria infantile dell'Ulss Lodovico Perulli - la nostra non è una schedatura e non vuole individuare i disturbi di comportamento. È solo uno strumento di lavoro in più per gli educatori». «In ogni caso non ci sarà alcun test se i genitori non sono d'accordo - getta acqua sul fuoco l'assessore comunale alle politiche educative Anna Maria Miraglia - chi accetta dovrà firmare una liberatoria».
Il caso è scoppiato in seguito alla decisione dell'Ulss e del Comune di avviare negli asili nido comunali e privati, a partire da settembre, una sperimentazione che punta a studiare i comportamenti dei bambini da zero a tre anni. La faranno gli educatori («ma potranno farlo anche i genitori se vorranno, mettendo così i risultati a confronto», spiega l'Ulss), compilando un apposito «questionario del temperamento» ideato da una psicologa dell'Università di Padova, Giovanna Axia.
Si tratta di un test che comprende cinquantasei domande. Tutte piuttosto dettagliate sul comportamento dei bambini, e diverse per quelli fino a un anno e per quelli da uno a tre. Si vuole sapere, per esempio, se il bambino agita le braccia o le gambe quando è eccitato. Se piange molto. Se osserva a lungo la madre. Se rimane indifferente quando vede una persona conosciuta. Se gioca da solo e se sorride quando gioca o se invece è imbronciato. Se ascolta musica per molto tempo. Se si agita quando è in braccio. Se si preoccupa quando vede uno sconosciuto e se ci mette molto tempo prima di avvicinarsi e sorridergli. Se reagisce ai movimenti improvvisi «con un grande sobbalzo». Se chiede continuamente l'attenzione degli adulti. Se piange in un letto nuovo o se sente dei rumori che non gli sono familiari. Le risposte possibili a queste domande sono sei: quasi mai, raramente, di solito no, di solito sì, spesso, quasi sempre.
Per l'Ulss si tratta soltanto di «un aspetto di un'indagine conoscitiva più ampia che riguarda la storia del bambino». «Nessuno verrà sanitarizzato - dicono - e comunque i dati verranno elaborati in forma anonima». Per i genitori contrari all'iniziativa invece, il questionario «non è che un modo per attuare uno screening della popolazione infantile allo scopo di poter poi schedare i nostri figli come portatori o meno di un disturbo del comportamento. E magari individuando chi è affetto da qualche fantomatica "malattia mentale" come la timidezza, o disturbi da deficit di attenzione e iperattività per i quali si fa largo uso di farmaci».