«In piedi quando entra il prof»

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«In piedi quando entra il prof»

Messaggiodi edscuola » 2 aprile 2008, 7:15

da Corriere

«In piedi quando entra il prof», Franceschini apre al Cavaliere

Il caso
Il numero due del Pd favorevole alla proposta. La Gagliardi: sono intristita, la scuola è trattata in modo sciocco e ridicolo

«È un gesto intelligente e dovuto». No da Mussi: idea di Sarkozy, ma l'autorità non si impone

ROMA — Tutti in piedi, entra il professore. A proporre di tornare a una certa formalità a scuola è Silvio Berlusconi, intervistato nella videochat del Corriere. È una questione di «rispetto », per l'ex premier e candidato del Pdl, che però precisa di non sentirsi un «parruccone».
L'idea di tornare al saluto solenne non è una novità. Fece scalpore in Francia Nicolas Sarkozy che propose, durante la campagna elettorale, di ritornare al «lei» tra insegnanti e alunni. A Parigi stanno mettendo a punto un vero e proprio piano per i ragazzi che prevede oltre alla Marsigliese anche alcune regole di comportamento.
La proposta di Berlusconi sembra avere un appeal bipartisan. Questione di un po' di educazione, secondo il vicesegretario del Pd Dario Franceschini, che — interrogato a Porta a porta
sull'idea del Cavaliere — si sbilancia: «Alzarsi in piedi è una cosa intelligente e dovuta nei confronti di chi come il maestro o il professore, in molti casi, è una personalità importante nella formazione di un ragazzo». Anche se, ammette Franceschini, «non si può introdurre con decreto». Non è così propenso a metter gli alunni sull'attenti il ministro dell'Università Fabio Mussi, candidato con la Sinistra Arcobaleno: «Lo propose Sarkozy e ora mi sembra che persino quando entra lui non si alza in piedi più nessuno. L'autorità non si impone e l'autorevolezza neppure, in una società in cui la scuola ha perso il senso della sua missione, della nobiltà del suo compito». Ma Mussi non è contrario solo alla proposta berlusconiana. È anche più seccato per «la disinvoltura con cui tutti i candidati lanciano i loro fuochi d'artificio»: si riferisce all'idea veltroniana di abolire le tasse universitarie. «Mi sono battuto per mantenerle come sono, nella media europea peraltro, e per avere più soldi per la ricerca e l'Università. Valgono un miliardo e mezzo di euro, come pensa di recuperarlo Veltroni, in un Paese dove non si riescono neppure a pagare tutte le borse di studio dovute?».
Anche Rina Gagliardi, storica firma di Liberazione e senatrice di Rifondazione, è «intristita» da come la scuola viene trattata in questa campagna elettorale: «Sciocca e ridicola. Bisogna che gli insegnanti tornino a essere rispettati dalla società per il loro ruolo, bisogna ricostruire un clima culturale di ammirazione nei confronti della scuola e di quanti hanno in mano la testa dei nostri figli».
Sono polemici i sindacati: se si vuole ridare credito e autorevolezza alla scuola «la cosa più urgente da fare è riconoscere il valore del lavoro degli insegnanti, anche attraverso l'incremento degli stipendi», chiede Massimo di Menna, della Uil. Silvio Berlusconi ha una «visione da fiaba della scuola », protesta Enrico Panini della Cgil. Mentre la Gilda è più possibilista: «C'è bisogno di rimettere a posto l'educazione e il rispetto, senza ovviamente tornare all'autoritarismo — dice Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda— ma ogni maestro e professore può scegliere i mezzi e le forme migliori per insegnare l'educazione».
Gianna Fregonara
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