Il professore, il fumo e il linciaggio preventivo

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Il professore, il fumo e il linciaggio preventivo

Messaggiodi edscuola » 15 marzo 2008, 8:44

da Unità

Il professore, il fumo e il linciaggio preventivo

L’episodio del professore di ginnastica sospeso dall’insegnamento perché la sua immagine è finita su You Tube chiede una riflessione seria. Nel Paese dei garantisti ad oltranza, il fatto che uno scherzo goliardico possa dare luogo ad una condanna così forte (e così francamente spropositata) da parte di tante autorità e di tanti giornali porta a chiedersi con preoccupazione e con tristezza dove sono finiti tutti quelli che si gettano, lancia in resta, contro le intercettazioni telefoniche degli intoccabili: politici o uomini di successo di cui si sottolinea sempre e comunque che sono «innocenti fino al momento della condanna definitiva».
Ho fra le mani in questi giorni un libro, acuto e terribile, di Barbacetto, Gomez e Travaglio, Mani Sporche, in cui si dà un resoconto analitico e terribilmente ben documentato, degli scandali da cui il nostro paese è stato dilaniato nel corso di questi anni. L’idea che tutti o quasi tutti quelli che ne sono stati toccati siano ancora lì al loro posto, più risoluti e più offesi che mai di fronte a chi ha avuto la “sfrontatezza” di accusarli si pone in contraddizione stridente con quello che è accaduto a Firenze in questi giorni. Costringe, inevitabilmente, al confronto fra quelli che affrontano una “gogna mediatica” da una posizione di potere importante mettendo in opera strategie difensive basate soprattutto sul coro delle alleanze (sempre più spesso, ahimè, anche bipartisan) e quelli che da difendere hanno solo il loro lavoro e la loro dignità e come alleato solo un gruppo di studenti.
I fatti sono del resto quelli che sono. Un professore di ginnastica che non può utilizzare la palestra occupata e che resta, solo per questo motivo, in classe con i suoi alunni accetta di fumare una sigaretta con loro. All’interno del clima amichevole e disteso (le fotografie su questo sono molto chiare) che i professori a volte sanno costruire con i loro allievi. Contravvenendo al divieto di fumare in classe che è stabilito da una legge dello Stato e meritevole, per questo motivo, di una multa o di un richiamo ma trasformato, per l’imprudenza maliziosa di un ragazzo che lo riprende con il telefonino e lo fa finire su You Tube, in un mostro da sbattere in prima pagina. Quando qualcuno fuma in modo così disteso e sorridente, gridano subito i parrucconi del giornalismo (compresa, desolantemente, la Repubblica) e della politica italiana, il fatto che ci siano droghe nel suo tabacco è praticamente certo. Propone scenarii inquietanti su una scuola pubblica allo sbando. Giustifica affermazioni vibranti di sdegno e cariche di indignazione. Permette a troppi di quelli che sanno di meritarsela di deviare la rabbia e l’aggressività del grande pubblico su una persona debole che avrà difficoltà a difendersi. Permette a molti di quelli che non sanno dare uno sfogo coerente alla loro rabbia e alla loro delusione di persone tradite dalla Politica e dalla Giustizia di trovare un capo espiatorio. Il professore corrotto che corrompe gli alunni diventa facilmente, nel farneticare di tanti referenti della destra (da Gasparri a Giovanardi, dalla Santanché a Buttiglione) e nel qualunquismo di tanti che in questi aspiranti politici si riconoscono, un argomento forte di campagna elettorale contro la sinistra permissiva e disordinata che tanto male ha fatto ai giovani che non seguono più le prediche loro e della Chiesa.
I ragazzi che si sono resi conto di aver sbagliato tradendo, con uno scherzo sciocco, il professore con cui avevano più confidenza e più amicizia («l’unico con cui possiamo scherzare») hanno chiesto scusa al preside e stanno, ora, riuniti in assemblea. Negano risolutamente, come il professore che sanno di aver danneggiato, che nella sigaretta fatta a mano ci fosse della droga. I loro discorsi non sembrano interessare più nessuno, tuttavia, nel momento in cui non si pongono più al servizio dello scherno, dell’aggressività e della rabbia di chi cerca qualcuno che si presti ad essere l’oggetto, per uno o due giorni, dell'odio da cui sono spinti. Con conseguenze che potrebbero essere assai malinconiche, però, per tutti i protagonisti di questa vicenda.
Per il professore, prima di tutto, che farà una gran fatica per recuperare la sua sicurezza e la sua dignità di educatore. Per la scuola che imprudentemente si espone, con le dichiarazioni eccessive di chi rappresenta, alla denigrazione sempre più superficiale di chi nella scuola pubblica parla male per principio, suggerendo, magari, senza dirlo che “privato è bello”. Ma per i ragazzi, soprattutto, che troveranno nella strumentalizzazione assordante del loro gesto sciocco e nel rifiuto di ascoltarli nel momento in cui parlano il linguaggio della realtà e del dispiacere, una prova di più della lontananza disperante che c’è fra il mondo in cui vivono loro e il mondo degli adulti.
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