da LASTAMPA.it
Italia, il Paese degli asini
Alle superiori 7 studenti su 10 hanno insufficienze
RAFFAELLO MASCI
ROMA
Siamo alla Caporetto della scuola italiana. Due milioni di studenti delle superiori, passati al vaglio degli scrutini di febbraio, hanno totalizzato 8 milioni di debiti formativi. Detta in maniera più rozza ma più comprensibile: se l’anno scolastico si chiudesse ora, sette studenti su dieci verrebbero rimandati in quattro materie. Le bestie nere sono la matematica e le lingue straniere.
La situazione è preoccupante, ma si sa che il ministro della pubblica Istruzione Beppe Fioroni ha preferito guardare la realtà in faccia piuttosto che fare finta di niente (come si è fatto per decenni) e tirare a campare. E la realtà - già brutalmente fotografata dall’indagine Pisa-Ocse del 2004 e poi del 2007 - dice che gli studenti italiani hanno lacune pesantissime e protratte nel tempo, in matematica, italiano e scienze. Il ministro ha voluto indagare in questo grande mare del degrado scolastico e ha scoperto che il 42% degli studenti veniva promosso all’anno successivo portandosi dietro almeno un debito formativo da dover - del tutto teoricamente - recuperare. Nella realtà, però - è sempre il ministero a dirlo - venivano recuperati solo un quarto dei debiti. Gli altri passavano in cavalleria: negli ultimi vent’anni sono stati diplomati 8 milioni di studenti sulla cui preparazione è lecito nutrire qualche dubbio.
Dall’ottobre scorso però, quest’andazzo è cambiato, o almeno ha assunto un altro tipo di marcia. Con un decreto (numero 80 del 3 ottobre 2007) il ministro ha stabilito che i debiti formativi devono essere sanati prima degli scrutini di giugno o, al più, nel corso dell’estate successiva, entro il 31 agosto. Di conseguenza le scuole devono fare un primo bilancio delle lacune accumulate già in occasione dello scrutinio del primo quadrimestre (febbraio di ogni anno) e attivare, di conseguenza, corsi di recupero a seconda delle esigenze.
A febbraio scorso, dunque, le scuole superiori hanno fatto il primo «tagliando» ai loro allievi e l’ufficio studi del ministero ha chiesto i dati a campione al 70% di queste scuole (pari a circa 2 milioni di allievi complessivamente), traendone il quadro impietoso di cui si diceva. Due milioni di studenti (il 70% dei 2 milioni e 700 mila studenti delle superiori) hanno accumulato 8 milioni di debiti, in media 4 l’uno. Ma se questa è la media, vuol dire che qualcuno ha una sola lacuna e qualche altro ne ha sette. La situazione è particolarmente grave negli istituti professionali, in cui l’80% degli allievi risulta gravemente insufficiente. E’ come se in una classe di 24 alunni solo 7 potessero essere promossi a pieno titolo (e appena 5 negli istituti professionali).
Inutile ribadire che la materia in cui i ragazzi italiani vanno peggio è la matematica, che da sola raccoglie il 62,4% delle insufficienze, seguita a breve distanza dalle lingue straniere (62,2%). Nelle altre discipline scientifiche (biologia, chimica, fisica eccetera) siamo comunque su una media del 42,9%. Ed è appena il caso di ricordare che il 47,4% (quasi la metà) dei ragazzi italiani tra i 15 e i 19 anni non conosce l’italiano: non lo sa scrivere e non lo capisce se lo legge. Un dramma.
Che la diagnosi fosse all’incirca questa si sapeva ed era prevedibile. Il problema ora sarà quello di sanare queste carenze entro agosto prossimo e, per le quinte classi (dove i debiti pregressi riguardano il 65% dei maturandi) entro giugno, cioè prima degli esami di Stato (pena la non ammissione). «I dati del primo quadrimestre – ha commentato il ministro Fioroni - dimostrano quale lavoro straordinario la scuola debba mettere in atto perché entro giugno si recuperino il più possibile queste insufficienze. Sono numeri che, oltre a far chiarezza, illustrano anche lo sforzo che alunni e docenti saranno chiamati a fare nei prossimi mesi in quanto, a fine anno, di solito le insufficienze si dimezzano. E’ del tutto evidente comunque che ci troviamo di fronte ad un problema serio ed è questo il motivo per il quale è stata data priorità assoluta, anche in termini di risorse economiche, alle azioni per supportare l’impegno delle scuole».