da Tecnica della Scuola
Che fine faranno i docenti di “Quota 96”?
di Pasquale Almirante
Salvati gli esodati, con un emendamento depositato in commissione Bilancio della Camera, resta sul tappeto il nodo di quel personale della scuola ingabbiato ingiustamente nei gangli della legge Fornero sulle pensioni
“Con l'emendamento che abbiamo depositato stasera il nodo degli esodati viene risolto non solo con i 100 milioni già previsti, ma anche con i risparmi che si potranno ricavare dai 9 miliardi già stanziati per la platea dei primi 120mila salvaguardati.” A parlare è Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio e relatore del Ddl Stabilità ma che nulla dice sull’emendamento, inserito in questo che salva gli esodati, relativo al riconoscimento del diritto a circa 3.500 lavoratori della scuola il cui torto è stato quello di nascere qualche secondo dopo il 1951 e quindi di non partecipare ai benefici pensionistici bloccati inesorabilmente dal ministro tecnico al lavoro alla fatidica data del 31 dicembre del 2011.
E’ vero che ogni legge e disciplina legislativa ha bisogno di un inizio, ma è anche vero che questo gruppo di docenti aveva già da tempo, e fini a qualche mese prima della sventagliata legislativa di Fornero, pianificato la propria vita futura e progettato l’avvenire. E’ anche vero che la legge è dura ma è Legge, pur tuttavia viene tirannicamente misconosciuto la specificità della scuola che apre il primo settembre e chiude il 30 agosto e quindi deve barcamenarsi all’interno di queste date, sia per deontologia professionale e sia per i diritti che hanno gli studenti alla stabilità e continuità didattica. Un diritto del resto riconosciuto da tutti i sindacati della scuola che hanno protestato e si sono pure rivolti alla magistratura insieme col gruppo di “Quota 96”, dove oltre un migliaio di questi lavoratori della conoscenza si sono ritrovati.
E anche questo spaccato la dice lunga sulla considerazione che questo Governo ha della scuola, su cui scarica con abulico senso tutte le contraddizioni, gli sprechi, le saccenterie e perfino le gnoccherie che altri ambiti e altre scelte hanno creato. Che colpe hanno i docenti e il personale di “Quota 96”? Fra l’altro, dicono le agenzie, la proposta di modifica prevede che “le norme che tutelano gli attuali esodati vengano estese anche ai lavoratori che maturano i requisiti per il pensionamento dopo il 31 dicembre del 2011 nei seguenti casi: Se il rapporto di lavoro è cessato entro il 30 settembre del 2012 e i lavoratori sono stati collocati in mobilità ordinaria o in deroga in seguito di accordi governati o non governati, stipulati entro il 31 dicembre 2011 e che abbiamo perfezionato i requisiti utili al trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014”. E quale danno erariale ci sarebbe stato se all’interno di questa dicitura fosse stato inserito che tali possibilità si “estendono anche al personale della scuola”? Baretta, il relatore, è soddisfatto e pure Bersani, il segretario del Pd, canta vittoria: ma di questi docenti chi si occupa? L’on. Manuela Ghizzoni, Pd e presidente della Commissione cultura alla camera, ha fatto di tutto, ci dicono i docenti della “Quota96”, per portare a soluzione onorevole una evidente ingiustizia, ma a quanto sembra si è alzato il classico e mefistofelico muro di gomma contro cui, quando le cose non piacciono a grappoli di politici, si va a sbattere inesorabilmente.
Restano tuttavia aperte le strade, per dare soluzione al problema dei 3500 docenti trattenuti nel pantano, della magistratura, sia contabile e sia costituzionale, anche per capire se sia eticamente corretto sciogliere le borse per le pensioni d’oro dei grossi funzionari dello Stato e chiuderle invece inesorabilmente per un manipolo di lavoratori che vogliono solo tirare a campare sugli scarni proventi di una pensione conquistata col sudore.