da Il Messaggero
Si parte da 700 milioni di tagli, per i prof 21 ore settimanali
ROMA - Ammonta a 721 milioni di euro la cifra che il governo conta di risparmiare dai provvedimenti sulla scuola inseriti nella Legge di stabilità, dei quali l’aumento dell’orario di lavoro dei professori delle superiori da 18 a 24 ore la settimana è il dato più evidente, ma non l’unica norma che intende mettere a dieta il bilancio dell’Istruzione. Si sta pure ragionando su un’ipotesi di mediazione, cioè di salire da 18 fino a 20-21 ore.
Si parla di «risparmi prudenziali», cioè frutto di una stima inferiore a quello che potrebbe ripercuotersi sotto forma di risorse, anche umane, sulla scuola. L’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti è inteso senza aumento di stipendio, al quale però corrisponderebbe un aumento ufficiale dei giorni di ferie in estate. Quindici giorni in più. Ma in realtà si tratta di giorni di riposo che nel lavoro dei docenti sono già previsti di fatto. E quindi la nuova normativa aumenta il lavoro ma non offre reali vantaggi.
La cifra di 721 milioni è il risparmio a regime, dal 2014 in poi. L’anno prossimo le economie sono stimate in 240 milioni. Cifre molto più pesanti di quelle previste dalla spending review (la legge di revisione della spesa) dell’agosto scorso dove, a regime, il risparmio sulla scuola era quantificato in 237 milioni.
Secondo la relazione tecnica allegata al testo del ddl e predisposta dal ministero dell'Economia, l'aumento delle 6 ore andrebbe a incidere su quelli che sono chiamati «spezzoni di orario», in altre parole le ore di lezione che non sono sufficienti a coprire l’orario di un insegnante in più. Gli insegnanti in organico nella scuola sono 132 mila per le medie e 188 mila per le superiori (gli insegnanti di sostegno esclusi). A queste cattedre vanno aggiunti gli «spezzoni di orario» che esulano dalle cattedre di 18 ore: oltre 7 mila per le medie e oltre 13 mila per le superiori. Ora, con l’aumento di sei ore dell’orario di lavoro dei docenti, il risparmio sarebbe, secondo la relazione dei tecnici, di almeno 120 milioni di euro l’anno per l’eliminazione degli «spezzoni orari coperti con ore eccedenti strutturali». In altre parole si tratta delle ore coperte dai docenti già in servizio a tempo indeterminato che vanno a prestare un servizio di ore aggiuntivo alle 18 previste dall’attuale contratto e che per questo vengono pagati a parte. Secondo le stime della Banca d’Italia questi spezzoni sono costati nello scorso anno scolastico oltre 129 milioni di euro. A questo bisogna aggiungere gli spezzoni di orario coperti con le supplenze. Con l’aumento a 24 ore la «riduzione del fabbisogno» calcolata dalla relazione tecnica è di oltre 265 milioni di euro nel 2014.
La legge di stabilità interviene anche sull’organico degli insegnanti di sostegno: dal 2014 scenderebbero di 11,4 mila unità contro le attuali 90,5. Tra le misure previste, sempre per quanto riguarda i prof, anche il blocco del contratto e dei gradoni, oltre l’indennità di vacanza contrattuale. Sembra essere confermato, inoltre, il divieto di monetizzazione delle ferie non godute previsto dalla legge della spending review. Dall’altro lato, invece, la legge riserva un comma ai docenti inidonei che, sempre per la spending review, sarebbero dovuti passare ai ruoli ATA (gli assistenti ausiliari e amministrativi). Per loro sarebbe prevista la possibilità di sottoporsi nuovamente a visita medico-collegiale per poter rientrare tra il personale docente.
Contro il provvedimento del governo Monti, che ha sollevato non poche polemiche nel mondo della scuola, ieri è arrivato uno stop molto forte da Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd ha definito le misure «invotabili» perché «finirebbero per dare un colpo ulteriore alla qualità dell’offerta formativa».
Chi sembra non risentire dei tagli sono le scuole paritarie. Per loro la legge di stabilità prevede uno stanziamento di 223 milioni di euro. Un finanziamento aggiuntivo che dovrebbe andare a ripianificare i tagli fatti dal precedente governo Berlusconi che aveva stanziato per le scuole private 500 milioni. La diatriba per i finanziamenti pubblico-privato non è nuova. Ma dopo i tagli annunciati per la scuola statale c’è da credere che salirà di tono.
Il testo di stabilità affronta anche la razionalizzazione della rete scolastica, dopo le sentenze che bocciavano il regolamento varato dal precedente governo Berlusconi. La limitazione dei 600 alunni (400 per le isole e i centri montani) prevista per l’assegnazione del dirigente scolastico viene limitata all’anno scolastico in corso. Da settembre prossimo i criteri saranno concordati con le Regioni.
Sempre a livello locale, il disegno di legge prevede la costituzione di uffici scolastici interregionali per le regioni più piccole.