da la Repubblica
A Bari record di prof precari solo 1 su 20 sarà stabilizzato
ANTONELLO CASSANO
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UN ESERCITO di undicimilatredici docenti senza un lavoro fisso. È il numero di precari presenti nelle graduatorie ad esaurimento di Bari e provincia che affronteranno il prossimo concorso pubblico, il primo dal 1999, al quale parteciperanno 160mila persone. Da soli i docenti precari baresi basterebbero a occupare le cattedre messe a disposizione in tutta Italia dal ministero. Il bando sarà pubblicato domani mentre il test di preselezione è stato confermato per dicembre. Secondo “Orizzonte Scuola” sono poco meno di 1100 i posti a disposizione solo in Puglia. Di questi circa 500 toccherebbero alla provincia di Bari: in proporzione solo uno su 22 tra i precari baresi potrà ottenere la cattedra dal 2013. Per questo motivo lo definiscono un concorso-farsa, l'ennesima prova inutile e costosa. Anche perché di prove
loro ne hanno già sostenute tante. La trafila è più o meno identica per tutti: la Ssis dopo la laurea, un dottorato di ricerca, più di un master e vari corsi di perfezionamento. Ma tutto questo non basta a trovare un lavoro né ad essere giudicati
idonei dal ministero per l'immissione in ruolo. Oggi in Italia i docenti sono reclutati da due graduatorie: quella di merito, scaturita dai concorsi pubblici, e quella ad esaurimento formata da docenti abilitati attraverso procedure pubbliche e notevolmente selettive. La maggior parte dei precari è ingabbiata in quest'ultima graduatoria, quella dalla quale si prelevano i
docenti per le supplenze. Qui sono inseriti anche gli undicimilatredici precari baresi divisi tra scuole d'infanzia, primarie, medie e superiori. «Il rischio – afferma Ezio Falco della Flc Cgil di Bari – è che questo nuovo concorso crei anche un conflitto tra generazioni visto che sarà vietato ai più giovani che devono
ancora cominciare a frequentare il Tfa», tirocinio formativo attivo che dall'anno scorso ha rimpiazzato la vecchia Ssis. Secondo i precari il ministero si preoccupa troppo del concorso e ignora i veri problemi che attanagliano da anni la scuola come il blocco del turn over causato dalla riduzio-
ne del tempo pieno e gli effetti non calcolati della riforma pensionistica che ha costretto i docenti più anziani a rimanere a lavoro anche per altri cinque anni, riducendo ulteriormente le cattedre a disposizione. Per non parlare degli otto miliardi di tagli fatti dal 2008 ad oggi.