da Tecnica della Scuola
Scuol@ 2.0 un sogno lontano e a costo zero
di Lucio Ficara
Ormai l’anno scolastico 2012/2013 è iniziato da qualche giorno, ma della rivoluzione digitale e informatizzata che avrebbe dovuto coinvolgere la scuola nemmeno l’ombra.
Con il decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012, convertito in legge n. 135 del 7 agosto 2012, si era stabilito che entro il mese di ottobre sarebbe stato attuato un piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie. Le istituzioni scolastiche e i docenti avrebbero dovuto adottare per l’anno scolastico 2012/2013 i registri on line e avrebbero dovuto inviare le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico.
Questa rivoluzione digitale imposta per legge sarebbe dovuta partire con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La triste realtà è sotto gli occhi di tutti, molte scuole italiane, continueranno ad usare registri cartacei e comunicheranno con le famiglie attraverso pizzini scritti a penna.
Alcune scuole prive di collegamento ad internet, saranno costrette a svolgere gli scrutini in stile anni 60. Il progetto scuol@ 2.0 rimane un sogno lontano che comunque rimane a costo zero.
Come si dice, sognare non costa nulla. Ma il risveglio può essere triste e potrebbe indurre a pensare, che la realtà è molto meno futurista rispetto all’ottimismo del ministro Profumo. Sarebbe l’ora di finirla con la politica delle parole, finanziata a costo zero e bisognerebbe comprendere, che per fare delle riforme è necessario finanziarle con risorse umane e finanziarie. Se si vuole una scuol@ 2.0 bisogna investire molte risorse finanziarie e la stessa cosa vale per creare un valido sistema di valutazione nazionale, che sia degno di questo nome. Le riforme a costo zero servono per illuderci e per illudere l’Europa che anche noi siamo un Paese normale.