da Corriere della Sera
Lazio primo a partire: più giorni a casa in primavera, meno in estate per aiutare il turismo
Scuola, l'estate (corta) delle vacanze
Dovranno essere le Regioni a dare il via libera, poi le scuole stabiliranno il nuovo calendario
MILANO — È come se cadesse un ultimo pezzo dell'Italia del dopoguerra, se venisse meno uno dei capisaldi che per oltre 60 anni ha regolato la vita di milioni di famiglie: fine della scuola a giugno, la mamma e i bambini che partono, il rientro a settembre dopo tre mesi di libertà. Ebbene, l'anno prossimo potrebbe non essere più così, almeno in alcune Regioni.
Il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli, ospite alla Bit, la Borsa del turismo di Milano, ha rilanciato la proposta: meno vacanze scolastiche in estate, più giorni di riposo a Pasqua, nei ponti del 25 Aprile e del Primo Maggio. Il Lazio è già pronto ad adottare il nuovo calendario. Nuove abitudini, interessi economici, la riorganizzazione del ménage familiare. E un Paese che si sta faticosamente avvicinando agli standard europei. Rutelli spiega meglio il progetto: «La nostra proposta è un esperimento e prevede una settimana in meno di ferie estive da recuperare durante l'anno».
■ Le vacanze degli altri in Europa
L'obiettivo: favorire l'industria delle vacanze, «destagionalizzare » il turismo. Ottima idea sulla carta, difficile da mettere in pratica. La prima a dirlo è Mariangela Bastico, viceministro dell'Istruzione: «La materia è di esclusiva competenza delle Regioni». E in più ci sono alcuni vincoli «insuperabili» che potrebbero, in caso di modifica del calendario, far perdere il sonno a docenti, sindacati e studenti. Primo ostacolo: se le lezioni dovessero slittare in avanti, si sposterebbe troppo in là la data di inizio dell'esame di maturità. «E chi lo dice a uno studente siciliano di fare l'orale a 40 gradi?», è l'obiezione.
■ Un aiuto alle famiglie. Commento di I. Bossi Fedrigotti
Altro problema: i nuovi esami di riparazione devono essere organizzati entro la prima settimana di settembre. Infine, i 200 giorni effettivi di lezione, obbligatori per tutti. Ma ormai la macchina del cambiamento si è mossa. E il dogma tutto italiano dei tre mesi di vacanze estive inizia a vacillare. La prima spallata arriva dai presidi: «Sono favorevole alla liberalizzazione dei calendari — sottolinea Giorgio Rembado, Presidente dell'Associazione nazionale presidi — purché venga lasciata all'autonoma decisione degli istituti. Con il consenso delle famiglie».
Frena, invece, la Uil scuola: «Occorre guardarsi — avverte il segretario generale, Massimo Di Menna — da decisioni che possono presentare forti controindicazioni. Bisogna verificare se questa è la risposta giusta per le strutture turistiche ». Dello stesso avviso la Cisl: «Per noi sono essenziali— precisa Francesco Scrima — le ragioni degli studenti e dell'organizzazione del lavoro».
Che piaccia o no, la decisione spetta comunque alle Regioni. E ieri, durante l'incontro organizzato a Roma, gli assessori all'Istruzione si sono pronunciati: no di Lombardia e Sicilia, sì del Lazio. Niente unanimità per siglare l'accordo. Silvia Costa, della giunta del Lazio, resta fiduciosa: «La maggioranza ha ritenuto interessante la nuova articolazione del calendario. L'offerta prevedeva anche buoni vacanze per le famiglie meno agiate». Si va avanti. «Insieme ai colleghi di altre Regioni (tra i favorevoli, Marche e Piemonte) — continua Silvia Costa — intendo sperimentare questa opportunità». La rivoluzione della vacanze corte sta per cominciare.
Annachiara Sacchi