La scuola preda dei vincitori:chi governa detta le sue leggi

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La scuola preda dei vincitori:chi governa detta le sue leggi

Messaggiodi edscuola » 4 febbraio 2008, 9:08

da La Sicilia

La scuola preda dei vincitori: chi governa detta le sue leggi
Pasquale Almirante

Se torniamo al governo della Nazione sarà rilanciata la riforma Moratti che è stata il fiore all’occhiello della legislatura del centrodestra: parola di Cavaliere, ma che dimostra come la democrazia sia appollaiata paradossalmente sulla bilancia di Brenno dove al posto della spada si mettono i voti per affermare dittature. Il vecchio Gentile, che era fascista e ministro di un dittatore, anche lui cavaliere, spiegava agli oppositori che la sua granitica riforma della scuola si era avvalsa del contributo di socialisti come Giuseppe Lombardo Radice o di intellettuali come Salvemini mentre l’esame di stato era stato ripreso dalla proposta di un liberale come Benedetto Croce.

Il meglio dunque della cultura d’inizio secolo per erigere una architettura educativa e formativa che ha resistito come roccia alla guerra, al sessantotto, alla prima e alla seconda repubblica. Ma Gentile, prima di essere fascista, era un filosofo e sapeva bene che certe leggi, che riguardano il futuro della Nazione, devono avere fondamenta profonde che solo l’apporto di esperti qualificati e di qualunque formazione ideologica possono scavare. Nel terzo millennio invece, il libero campo della democrazia parlamentare è preda della squadra che lo invade per dettarne le regole, seminando personali Ogm per assicurare una lunga discendenza alla propria corporazione di braccianti e che prende nello stesso tempo a randellate i precedenti colonizzatori. E infatti, dopo anni di dibattiti e di disegni di leggi andati a male, come la mortadella fuori dal frigorifero, fin dagli anni ottanta, ecco la riforma della scuola di Belinguer che, caduto sul concorsone, viene gettato a mare da Moratti che a sua volta viene smontata come un giocattolo d’epoca da Fioroni perché non ha il coraggio o la forza di prendere un trattore per abbattere del tutto e ricostruire.

In mezzo i professori, perplessi e disorientati, in attesa dell’ennesima tegola sul loro groppone: che ne sarà di loro? Ma soprattutto: che ne sarà della scuola del futuro? Mugugnano tanti, pochi s’incazzano, altri sospendono il giudizio in attesa che la piena passi per risollevare il giungo che s’è calato per farla passare. Si dimentica però che con lo scorrere degli anni scorre pure la credibilità europea della nostra scuola, agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dopo anni di successi. Il concime per darle vigore poteva essere la formazione universitaria dei docenti la cui regolamentazione era stata avocata direttamente dal ministro che però, cadendo, ha portato con sé le norme necessarie per attuarle. Le fatidiche graduatorie a esaurimento dunque rischiano di non essere più tali, mentre i precari, ai quali sarebbe aspettata la metà dei posti disponibili, possono accaparrarseli tutti dal momento che i concorsi ordinari con la crisi di governo sicuramente salteranno.

Ma salterà pure il disegno di legge sulla educazione permanente e rimane in bilico il decreto sugli Istituti tecnici e i professionali che da competenza delle Regioni, come stabilito da Moratti, sono poi passati di nuovo allo Stato e per i quali si stavano elaborando i regolamenti di attuazione: che ne sarà di loro? Passeranno, così assicura Fioroni, gli in fase sperimentale nuovi programmi della primaria e delle secondaria di primo grado: ma fino a quando? Queste le norme a rischio immediato e per il futuro se torna il centrodestra?

Se le dichiarazione del cavaliere sono pietre Fioroni sarà lapidato e con lui gli esami cosiddetti di riparazione, compresi quelli di stato con commissione mista e ritornerà pure la liceizzazione della istruzione e un solo ministero per la scuola e per l’università. Tutto da rifare allora se una nuova invasione scalza i precedenti occupatori del governo in una contrapposizione scambista scandalosa dove però manca la logica e la ragione. Tranne che lo scontro sia tra due visioni del mondo differente e allora bisogna solo rassegnarsi e blandire i vincitori. E i vinti? Guai ai vinti, disse Brenno. Ma vinta per ora è solo la scuola.
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