da tuttoscuola.com
Giovani laureati ed abilitati hanno bisogno di fatti concreti
Le critiche che in questi giorni gli autorevoli esponenti del PDL Maurizio Lupi, vice presidente della Camera dei Deputati e Mario Mauro, coordinatore del gruppo parlamentare europeo, hanno mosso all’operato del ministro Gelmini hanno riportato d’attualità la questione delle crescenti difficoltà dei giovani laureati e abilitati a inserirsi nel mondo della scuola. Anche a causa del recente provvedimento legislativo che consente oltre 65 mila immissioni in ruolo e un piano triennale di progressivo assorbimento su tutti i posti disponibili e vacanti dei soli docenti precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento.
Il ministro Gelmini, con tono rassicurante, è tornata sul tema, aprendo all’ipotesi di un possibile concorso per il 50% dei posti disponibili “riservato ai giovani più capaci e meritevoli che vogliono diventare insegnanti”.
L’obiettivo, giusto e doveroso, della stabilizzazione del precariato “storico”, condiviso e sostenuto dalle organizzazioni sindacali, non contiene però un giusto equilibrio, come sempre auspicato da Tuttoscuola, tra l’esaurimento delle graduatorie e il reclutamento per concorso dei laureati e abilitati.
Quali i motivi per i quali non si procede a bandire gli ordinari concorsi almeno per quelle graduatorie esaurite, virtualmente esaurite o in via di esaurimento che hanno una consistenza pari ad oltre il 10% del totale?
Questa situazione dovrebbe indurre il Miur ad assumere rapidamente la decisione di indire, contestualmente al piano delle immissioni in ruolo dei precari, almeno per le graduatorie ad esaurimento ormai prive di aspiranti, rigorosi concorsi ordinari. Proprio per dare un segnale concreto e una possibilità ai giovani capaci di essere assunti nella scuola e per dare un senso all’attivazione dei TFA. Questa è la condizione per generare “bene comune”.