da Aprileonline
Bravo Fioroni!
Alba Sasso *
L'ultimatum del ministro della Pubblica istruzione al comune di Milano affinchè ristabilisca entro 10 giorni il rispetto delle norme di iscrizione dei bimbi extracomunitari nelle scuole d'infanzia, pena la sospensione della parità concessa e dei contributi, è un segnale di civiltà e democrazia
Rifiutare l'iscrizione di un bambino a scuola perché i suoi genitori non hanno un regolare permesso di soggiorno (non stiamo parlando, attenzione, di clandestini) mi sembra un atto contrario a qualsiasi elementare principio di umanità, persino di pietas.
Giustificare la non iscrizione con il fatto che il bambino in questione non ha tra i suoi documenti un regolare certificato di residenza mi sembra un atto di burocratica demenzialità. Di quelli che non sai se ridere o piangere.
Dire che la scuola dell'infanzia non è scuola dell'obbligo e quindi non è tenuta ad accogliere tutti, visto che si sa bene che questi tutti sono i più deboli, mi sembra contrario a ogni ragionevole principio educativo.
Tutto questo si oppone alla ragion d'essere del nostro sistema scolastico cui la Costituzione assegna in primo luogo il compito di rimuovere gli ostacoli per un'effettiva uguaglianza. E tutto questo succede a Milano grazie al sindaco Moratti. E' contrario al dna della scuola italiana che da sempre promuove nei fatti, al di là di norme e circolari, accoglienza, accoglienza, accoglienza. Con la consapevolezza che bambine e bambini crescono nel confronto con gli altri e in questo confronto maturano principi e valori di solidarietà, rispetto e, oserei dire, anche di amore verso il prossimo e verso la terra che li accoglie. Altro che polemiche sui presepi! Perché solo aprendosi agli altri, soprattutto in quell'età, si costruiscono le radici vere di una cultura dell'integrazione. Una cultura che serve a far crescere tutti, piccoli e grandi.
Ora la legge 62 del ‘99, che ci sia piaciuta o no, prevede che le scuole che richiedessero la parità, ossia l'entrare a far parte del sistema pubblico dell'istruzione, dovessero rispondere a criteri propri del sistema pubblico. E tra questi, in primis l'obbligo di accogliere tutti. La legge inoltre prevedeva che il Ministero della pubblica istruzione potesse ritirare il requisito della parità venendo a mancare il rispetto di quei criteri. Purtroppo in questi ultimi anni le verifiche sui comportamenti delle scuole paritarie sono state davvero poche. E allora ben venga questa scelta del ministro Fioroni. Perché non si possono continuare a chiedere solo benefici senza dare niente in cambio. Alle scuole materne comunali di Milano il ministro chiede semplicemente di mettersi in regola. Finalmente!
Resta un pò di amarezza nel pensare, però, che come sempre nelle questioni irrisolte i primi a pagare siano i bambini. E in particolare questi bambini che già, e forse nemmeno possiamo immaginare quanto, hanno sofferto tanto. E che oggi si sentono rifiutati nella ricca Milano.
Certo, e da sempre, la scuola sconta i problemi irrisolti di politiche dell'immigrazione e della cittadinanza, politiche che stentano ancora in Italia a diventare norme di diritti e di civiltà. Ma la scuola migliore non si è mai tirata indietro di fronte alle sue specifiche responsabilità e ai suoi compiti. Auguriamoci che sia così anche questa volta.
*Deputata Sd, Commissione Cultura