da tuttoscuola.com
Quando la scuola non aiuta a vincere
“Quando la scuola non aiuta a vincere”: con questo titolo Gian Antonio Stella sul Corriere della sera commenta la notizia di una ragazza italiana con la sindrome di down che si è laureata nei giorni scorsi.
La straordinaria vittoria della ragazza, osserva Stella, “non è dovuta a uno sforzo della pubblica istruzione, che pure spende una enormità (spesso in modo discutibile) per gli insegnanti di sostegno. È dovuta a una certa disponibilità economica della famiglia. All’amore e alla preziosa cocciutaggine del padre docente di fisica e di una madre assistente sociale. All’appoggio quotidiano di un insegnante privata che ha accompagnato la ragazza dalla materna fino all’università”.
Il giornalista fa quindi una amara considerazione: “se avesse potuto contare soltanto sull’assistenza pubblica, che in linea con la carta costituzionale dovrebbe garantire a tutti (tutti!) le pari opportunità, la nostra dottoressa sarebbe stata condannata a restare una disabile semianalfabeta emarginata. O peggio, visto il disprezzo razzista dilagante online, una “mongoloide”.
Sono parole dure, quelle di Stella, ma colpiscono, purtroppo, nel segno.
E fanno pensare alla qualità professionale della nostra scuola, non ai tagli di organico, ma al livello professionale degli insegnanti.
Il diritto alle pari opportunità per chi ha meno degli altri passa prima di tutto dalla qualità umana e professionale degli insegnanti.
Questo della qualificazione degli insegnanti è la vera priorità della nostra scuola pubblica. Qualificare gli insegnanti è il miglior modo per difendere la scuola pubblica e il diritto costituzionale all’istruzione e formazione dei ragazzi.