Gli studenti italiani «recuperano»

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Gli studenti italiani «recuperano»

Messaggiodi edscuola » 8 dicembre 2010, 9:57

da Il Sole 24 ORE

Gli studenti italiani «recuperano»

ROMA
La promozione ancora non è arrivata, ma rispetto agli anni passati qualche miglioramento c'è stato. Merito soprattutto del recupero degli studenti meridionali, anche se permane il divario Nord-Sud, mentre le ragazze si confermano di gran lunga più brave dei maschietti. Così come gli studenti dei licei decisamente più preparati dei colleghi che scelgono istituti e corsi professionali. La fotografia è scattata dalla quarta edizione dei test Pisa (Programme for international student assessment) svolti nel 2009, elaborati dall'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e sviluppo, e presentati ieri in contemporanea a Parigi e Roma. In Italia, lo studio, che ogni tre anni misura i progressi in lettura e nelle competenze in matematica e scienze dei 15enni inseriti nei percorsi scolastici, è stato illustrato a villa Falconieri, a Frascati (Roma), sede dell'Invalsi, l'Istituto di valutazione della scuola italiana. L'indagine 2009 ha registrato un incremento di paesi "sotto osservazione", passati dai 35 del 2000, prima edizione dello studio, agli attuali 74, di cui 34 membri Ocse. Per quanto riguarda l'Italia, i test sono stati condotti su un campione di 1.097 scuole, per un totale di 30.905 studenti, per la prima volta, rappresentativo di ogni singola realtà regionale.
A livello internazionale, i 15enni italiani si sono posizionati 29esimi in lettura, con un punteggio di 486. Siamo dietro a paesi come Estonia (501) e Islanda (500), ma davanti a Grecia (483) e Spagna (481). Siamo invece 35esimi sia in matematica (483 punti) sia in scienze (489 punti). Restiamo comunque sotto la media Ocse in tutte e tre le aree testate (e lontano dagli obiettivi di Lisbona), ma nella graduatoria europea recuperiamo sei posizioni nella comprensione dell'italiano, tre posizioni in matematica e un solo posto in scienze. «Un risultato eccezionale», ha commentato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. D'accordo il presidente dell'Invalsi, Piero Cipollone: «Stiamo convergendo verso l'alto, a testimonianza che se si lavora seriamente nelle scuole si può migliorare a prescindere dai tagli».
Critiche dal Pd: «nessun successo straordinario», ha sottolineato Mariangela Bastico, che si chiede quando verranno «risolti i problemi strutturali della scuola italiana, che restano in piedi. Vale a dire, il divario territoriale Nord-Sud e, negli apprendimenti, tra liceali e ragazzi dei professionali». Soddisfatto Massimo Di Menna della Uil Scuola, che auspica ora che «anche gli insegnanti italiani, in termini di stipendi, migliorino nelle graduatorie Ocse».
Leggendo le pagine dello studio, illustrato da Elena Ugolini e Laura Palmerio dell'Invalsi, spicca, rispetto all'edizione precedente del 2006, il forte recupero degli studenti di Sud e Isole in tutti e tre gli ambiti analizzati. Calano invece le performance al Nord-Est in lettura e scienze, mentre al Centro si sale di più in matematica. La Lombardia è ai livelli dei primi paesi in classifica, mentre al Sud merita un plauso la Puglia per i progressi fatti negli ultimi anni.
Le performance più brillanti restano quelle dei liceali e degli iscritti ai tecnici (che viaggiano al di sopra della media nazionale) e delle studentesse, che guadagno punteggi più alti in lettura, con un vantaggio che equivale quasi a un anno di scuola in più. Non sfonda invece la quota di studenti "eccellenti" in classe. Complessivamente, siamo fermi a un modesto 5,8%, inferiore alla media Ocse (7,6 per cento). Al contrario, raggiungiamo il 21% di ragazzi con voti insufficienti, contro il 19% della media Ocse.
Altro dato su cui è opportuno riflettare è l'elevata "varianza" tra scuole: siamo il secondo paese di questa speciale graduatoria, con una media del 62% e un picco in Sicilia del 64 per cento. Vale a dire che in Italia frequentare una scuola piuttosto che un'altra nella stessa città o anche nello stesso quartiere fa una bella differenza per quanto riguarda le performance dei ragazzi. «È un dato preoccupante», ha commentato Benedetto Vertecchi, pedagogista all'università di Roma Tre: «Siamo di fronte a una forte disgregazione del sistema educativo che non avviene nei paesi più virtuosi e su cui bisogna intervenire».
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