Studenti 15enni e rapporto Pisa Ocse

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Studenti 15enni e rapporto Pisa Ocse

Messaggiodi edscuola » 15 dicembre 2007, 8:55

da corriere.it

Studenti 15enni e rapporto Pisa Ocse

Cari Italians,
sono state rese note le statistiche 2006 che riguardano il grado di apprendimento dei 15enni italiani nel rapporto internazionale Pisa Ocse. I giornali non ne hanno parlato granché. Il ministro della Pubblica istruzione neanche, al massimo l'ho sentito esprimersi per un ritorno - rimpianto della meritocrazia. Evidentemente non è preoccupante il fatto che le competenze degli studenti siano ulteriormente peggiorate rispetto al 2003, che già ci vedevano nella parte bassa della classifica. In qualche forum del Corriere («Genitori e figli») c'è stato un accenno di dibattito, ma, grosso modo gli insegnanti insistono sul fatto che nella nostra scuola si adotta un modello di insegnamento ben diverso dal resto del mondo, non basato sul «problem solving» e sulle verifiche a test e quindi i nostri risultati internazionali non possono essere che questi.
È come se i nostri studenti siano stati allenati per giocare a calcio e poi, invece, siano stati mandati a competere nelle gare di scherma, ovvio che siano stati battuti. Naturalmente la gran parte dei professori che si sono espressi propendono per la superiorità del nostro sistema rispetto a quello anglosassone e quindi per nulla preoccupati. Notevoli sono anche le differenze tra i risultati ottenuti dagli studenti del nord e quelli del sud: basti dire che gli studenti degli istituti tecnici del nord hanno ottenuto risultati migliori di quelli di licei del sud: forse anche qui servirebbe una riflessione. Unica nota positiva, a mio parere: gli studenti delle scuole pubbliche hanno surclassato quelli delle private: cosa che accade solo in Italia, perché nel resto dell'Europa succede il contrario. http://www.invalsi.it/invalsi/ri/pisa20 ... 2006_it_05 - Da ultimo mi pare di aver capito che tra non molto l'Ue. ci chiederà di far maturare i nostri studenti a 18 anni anziché a 19, per rientrare nella normativa comunitaria. Che succederà? Ha ragione l'articolo del NY Times che parla di noi?

Cristina Fossati, miosotis@hotmail.it
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