da Tecnica della Scuola
Presidi Flc-Cgil contro il nuovo sistema di recupero debiti: naufragherà presto
di A.G.
Secondo la struttura di comparto del sindacato il decreto n. 80 è stato introdotto “con improvvisazione e senza il rispetto dei tempi scolastici”. La revisione dei debiti è quindi “destinata a scontrarsi – scrivono - con fatti organizzativi". I problemi esistono, ma non tutti i dirigenti la pensano allo stesso modo.
Piovono ancora critiche sull’obbligo di recupero dei debiti formativi introdotto dal Ministro della Pubblica Istruzione, Giusepe Fioroni, all’inizio di quest’anno scolastico: stavolta la disapprovazione è dei dirigenti scolastici del sindacato Flc-Cgil, la cui struttura di comparto ha emesso un duro documento su un provvedimento introdotto “con improvvisazione – si legge nello stesso - e senza il rispetto dei tempi scolastici”.
Secondo i presidi il decreto ministeriale n. 80 che regola i nuovi debiti formativi – che già da quest’anno dovranno essere recuperati al massimo entro i primi di settembre – si rivelerebbe “una misura solo in apparenza di rigore e serietà” che “come tutte le misure piuttosto improvvisate, nate dalla necessità di rispondere a problemi senz’altro reali e preoccupanti, ma disattenti ai tempi della scuola e delle esigenze formative dei giovani, farà miseramente naufragio dopo le prime applicazioni”.
Il vero scoglio su cui si arenerà la nuova formula di recupero dei debiti, sempre per i dirigenti Flc-Cgil, sarà l’impossibilità di organizzare i corsi di recupero e le verifiche dei debiti nel periodo estivo: la revisione dei debiti è “destinata a scontrarsi – scrivono - con fatti organizzativi, come ad esempio la difficoltà di mettere in piedi corsi di recupero in tempi di esami di maturità, le esigenze delle famiglie e delle scuole di ‘comprimere’ ogni recupero entro giugno di ogni anno scolastico, la difficoltà delle verifiche all’inizio dell’anno scolastico ormai tradizionalmente dedicato alla programmazione”.
Quel che preoccupa è anche il fatto che il decreto sui debiti possa produrre un aumento “della selezione” che “manifesterà anche se non voluto il suo aspetto di classe”. Duro quindi il commento sul decreto voluto da viale Trastevere per ridare serietà ad un meccanismo che negli ultimi anni aveva dimostrato tutti i suoi limiti (oltre il 40% di promossi con almeno un debito ed una larga fetta di questi che giungeva alla maturità senza mai recuperarlo): “l’impegno – sostengono i dirigenti - deve essere tutto dedicato all’innovazione e alla ricerca per la riforma radicale della secondaria superiore cercando di neutralizzare quanto di affrettato, di compresso e di posticcio rappresenta la strada dei recuperi dei debiti così come proposto dal Ministero, che appartiene più alla scuola che vogliamo riformare che alla scuola che vogliamo”.
Non tutti i dirigenti hanno tuttavia mosso critiche sul nuovo sistema dei debiti: l’Associazione nazionale presidi, ad esempio, sostiene – attraverso il suo presidenteGiorgio Rembado – cheil "sistema di debiti fosse ormai farraginoso: non funzionava ed incentiva comportamenti elusivi rispetto alla serietà degli studi ed alla stessa etica civile che dovrebbe essere alla base del messaggio educativo complessivo della scuola. Bisognava trovare una via per uscirne, presto vedremo gli effetti del nuovo sistema ma non c’è nulla di cui scandalizzarsi. L’importante – conclude Rembado – è che allo studente siano dati tutti gli strumenti e le opportunità per trarne profitto. Non si può, nel momento in cui si chiede ai giovani più impegno e più serietà, scaricare interamente su di loro la responsabilità della ricostruzione del proprio sapere”.
Anche ascoltando i singoli presidi il giudizio è tutt’altro che uniforme: “L’idea di ripristinare gli esami di riparazione - dice Innocente Pessina, preside del liceo classico Berchet di Milano - è sicuramente interessante. Il concetto era che se un ragazzo non riesce ad ottenere risultati sufficienti in una o più materie, la responsabilità è anche della scuola, che non può abbandonarlo a se stesso. Da qui la formula dei debiti e dei corsi di recupero, che però non ha dato i risultati sperati. Ora però le prove potrebbero essere fatte prima dell’estate: appena finite le lezioni, ai primi di giugno, i ragazzi che hanno delle insufficienze dovrebbero seguire a scuola corsi ‘full immersion’ nelle materie nelle quali hanno carenze e poi sostenere gli esami”.
Difficile prevedere come andranno le cose: sicuramente servirà un grosso sforzo organizzativo che però non potrà essere del tutto delegato ai collegi dei docenti dei singoli istituti. Occorrono prima di tutto fondi adeguati (per permettere il regolare svolgimento dei corsi di recupero, anche sulla base del nuovo tabellario dei docenti che prevede 50 euro l’ora per le attività frontali extra-didattiche) e indicazioni più precise, integrative del non troppo chiaro (almeno in alcuni punti) decreto ministeriale n. 80: al momento, infatti, molte scuole si starebbero in particolare chiedendo in quale periodo collocare le ‘full immersion’ estive per recuperare le insufficienze. Subito prima della maturità i tempi appaiono davvero compressi (appena una settimana considerando che gli scrutini si concluderanno a metà giugno), mentre da metà luglio in poi si rischierebbe di organizzare i corsi di recupero senza professori e studenti disponibili. Al di là di tutto, da questo punto di vista le critiche dei dirigenti della Flc-Cgil sembrano sicuramente pertinenti.
05/11/2007