Orario ridotto alle elementari ma il problema sono le mense

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Orario ridotto alle elementari ma il problema sono le mense

Messaggiodi edscuola » 26 agosto 2008, 6:42

da Repubblica

Orario ridotto alle elementari ma il problema sono le mense

SALVO INTRAVAIA

La settimana corta di cinque giorni in Italia esiste già per la scuola primaria e per i più piccoli della scuola dell´infanzia (l´ex scuola materna). Ma alle medie (ora scuola secondaria di secondo grado)e alle scuole superiori il numero delle scuole che lasciano il sabato libero ad alunni e insegnanti crolla drasticamente. Il problema è soprattutto la mancanza di locali adatti a contenere il refettorio, necessario quando l´orario si allunga fino al pomeriggio.
Eppure, da dieci anni a questa parte l´autonomia scolastica ha dato ampia facoltà agli istituti, rispettando alcuni "paletti", di organizzarsi come meglio credono. Ma ci sono una serie di difficoltà, a volte insormontabili, «che impediscono di fatto, ammesso che questa sia un´opzione positiva, la piena attuazione della settimana corta», dice Giorgio Rembado, presidente dell´Anp (l´Associazione nazionale presidi). Di svolgere soltanto quattro giorni di scuola a settimana al momento non se ne parla neppure. Vediamo perché.
La normativa italiana prevede per tutto il primo ciclo (scuola dell´infanzia, elementare e media) un orario annuale che può oscillare da un minimo a un massimo: da 875 (25 a settimana) a 1.700 (40 a settimana) alla materna, da 891 (27 ore settimanali) a 1.320 all´elementare e da 975 (29 ore settimanali) a 1.320 alle medie. Alle superiori il monte ore annuo varia in relazione all´anno scolastico e all´indirizzo. Per esempio, al primo anno dello scientifico i ragazzi rimangono in classe per 25 ore a settimana, mentre all´ultimo del liceo artistico restano a scuola per 44 ore settimanali. La possibilità di accorciare la settimana è strettamente legata alla presenza della mensa scolastica. Infatti, per svolgere 25 ore settimanali nella scuola dell´infanzia basta offrire 5 ore di lezione per 5 giorni a settimana. Se la scuola può offrirne 40 a settimana, l´orario delle lezioni si protrae fino alle 16 ma occorre il refettorio. Stesso discorso per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado. Fino a quando i genitori optano per 27 o 30 ore di lezione settimanali ci si può organizzare in cinque giorni. Anche se la scuola offre 40 ore settimanali, ma è dotata di mensa, gli alunni possono rimanere ogni giorno 8 ore pranzando a scuola. Le difficoltà vengono a galla nel momento in cui le famiglie optano per offerte formative superiori alle 30 ore settimanali ma la scuola è sprovvista di mensa scolastica. «Per accorciare il numero di giorni di lezione settimanale - spiega Rembado - bisogna fare slittare l´orario nel pomeriggio. Ipotesi non sempre praticabile a causa della carenza di strutture in alcune zone del Paese». Suddividere, infatti, 36 ore in 5 giorni costringerebbe gli alunni ad uscire dopo le 15 senza aver mangiato. Figuriamoci in quattro.
In Italia, secondo una stima, la settimana corta è diffusissima alla scuola materna (91 per cento) e nella scuola elementare che conta quasi otto classi su dieci con il sabato libero. Alle scuole medie e alle superiori, dove le carenze strutturali sono più evidenti, la percentuale si abbassa rapidamente: 27 per cento e 3 per cento, rispettivamente. «In Italia, la settimana corta - dichiara Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura della Camera - non è un´idea per nulla rivoluzionaria: nel primo ciclo è già possibile grazie alla flessibilità offerta dalla legge Moratti e dall´autonomia. Alle superiori ci sono ancora troppe ore». «Per rendere praticabile la settimana corta nella scuola secondaria di secondo grado occorre rivederne i curricoli (i quadri-orario). Ma siamo sicuri che questa sia proficua per l´apprendimento? E se possono avvantaggiarsene soltanto le famiglie benestanti, siamo certi che ne valga la pena?», conclude il presidente dell´Anp.
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