ANISAI: Riflessioni sulla Scuola

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ANISAI: Riflessioni sulla Scuola

Messaggiodi edscuola » 17 ottobre 2007, 19:25

La scuola italiana: navicella senza nocchiero e senza faro sedotta da tante sirene

Se c’è una immagine che, oggi, meglio di qualsiasi altra, rappresenta la realtà della scuola italiana, è quella di una navicella, senza nocchiero e senza faro, che stenta a prendere il largo dibattendosi tra tanti scogli sui quali, di volta in volta, rischia di fracassarsi.
Sono tante le sirene che col loro assordante canto assediano la navicella che continua ad imbarcare acqua e che solo la fatica di parte dell’equipaggio, quasi novello Sisifo, finora ne ha impedito il definitivo naufragio senza, però, riuscire a prendere mai il largo.
C’è la sirena del mondo del lavoro e della produzione che spesso richiama la scuola alla esclusiva funzione di istruire e preparare un prodotto pronto all’impiego oggi richiesto, in una visione spesso di corto respiro in cui prevale il qui ed ora.
C’è la sirena dell’università che, chiusa nel suo castello dorato di aristocratica casta, spesso marcatamente familiare, naturalmente secondo il modello, che si sta sempre più affermando nella società, di famiglia allargata, nel suo preoccupante processo di isolamento dalla società , richiama spesso la scuola alla funzione di semplice trasmettitrice di conoscenze quanto non di semplici nozioni.
Ma c’è anche la sirena delle tante emergenze sociali alle quali le altre istituzioni- famiglia-associazioni-volontariato- hanno dimostrato di non saper trovare adeguate risposte e che richiama la scuola alla funzione prevalente di luogo di tante educazioni in un turbinio di progetti senza idee guida e senza dimostrata efficacia.
C’è la sirena di un legislatore che, ammaliato a sua volta dalla sirena di turno, si è dimostrato solo interessato a disfare ciò che chi lo ha preceduto ha fatto e che costringe da molti decenni la scuola italiana a inseguire sempre nuovi miraggi e nuove mete avendo come effetto soltanto il disorientamento totale dell’equipaggio che si vede costretto continuamente a cambiar rotta.
C’è la sirena delle famiglie che, incapaci di svolgere il proprio insostituibile ruolo, richiama la scuola alla funzione di sostituto della responsabilità educativa ma che si dimostra sempre più pronta a indossare le vesti del difensore sempre e comunque dei propri figli.
C’è la sirena di un sindacalismo miope che ha impedito e continua ad impedire qualsiasi tentativo di valorizzare il merito e la professionalità dei docenti e che tanti disastri ha prodotto, ma che è riuscita nel miracolo di rendere tutti eguali nella condizione di mozzi e che non ha disdegnato in questi anni di saltare sul carro della distribuzione delle poche risorse disponibili per la formazione e l’aggiornamento del personale.
C’è la sirena di una amministrazione scolastica che ha subito l’autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche e che ha fatto di tutto per impedirne la realizzazione compiuta per scaricare sulle scuole dopo dieci anni circa l’infamia della incapacità di saper gestire gli spazi di autonomia loro concessi.
C’è la sirena degli Enti Locali che hanno visto nelle nuove competenze loro riconosciute dalla costituzione un’occasione per disporre di nuovi spazi di manovra con la stessa cultura dimostrata nella gestione del potere politico-amministrativo.
C’è, infine, la sirena di un radicalismo ideologico il cui canto ammaliatore è particolarmente pernicioso. Questo imbavaglia il libero pensiero prospettando alle giovani generazioni, specialmente i figli della povera gente, un futuro fatto di emarginazioni e di sconfitte, non rendendosi conto, tragicamente, che proprio una scuola facile e inutile, dove il merito non deve trovare diritto di cittadinanza, ha impedito e impedisce qualsiasi dinamismo sociale con il conseguente processo di rifeudalizzazione della società e con il consolidarsi delle diverse caste che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Eppure, nonostante questo assordante canto delle sirene, la navicella non si è ancora completamente sfasciata e questo grazie a quella parte dell’equipaggio di cui prima si diceva che, però, sta diventando sempre più stanco e sfiduciato ma che continua, nonostante tutto, ad evitare, con immane fatica, il naufragio.
Quella parte dell’equipaggio che ha evitato finora la disfatta, proprio per questo, per ritrovare un senso alle proprie fatiche, deve oggi ritrovare la forza per riuscire a portare al largo la navicella, unendo le proprie forze, collegandole, dando coraggio a chi non ha più fiducia, sapendo indicare con chiarezza una posizione di equilibrio per non arenarsi definitivamente su uno dei tanti scogli che costellano il tortuoso percorso.
Ma anche chi ha la responsabilità di indicare la meta può riuscirci solamente se non è incantato di volta in volta dalla sirena di turno e trovi il coraggio di ascoltare la voce di quel povero, cencioso ormai, equipaggio che finora ha evitato comunque la completa disintegrazione della traballante imbarcazione.

Antonio Scalcione
Presidente ANISAI
(Associazione Nazionale delle istitituzioni scolastiche autonome italiane)
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