ANP: Lettera 9 novembre 2007

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ANP: Lettera 9 novembre 2007

Messaggiodi edscuola » 9 novembre 2007, 23:16

On. Giuseppe Fioroni
Ministro della Pubblica Istruzione
Dott. Giuseppe Cosentino
Capo Dipartimento
Ministero della Pubblica Istruzione
Viale Trastevere, 76/ a
00153 Roma

oggetto: Ordinanza Ministeriale n. 92 del 5 novembre scorso.
Modalità per il recupero del debito formativo.

L’Anp ha espresso a più riprese il proprio apprezzamento per l’iniziativa del. Ministro in materia di recupero del debito formativo, soprattutto per quanto riguarda la riaffermazione del principio che i debiti vanno saldati e l’indicazione di tempi certi entro i quali ciò debba avvenire.
Aveva altresì accolto con favore di principio il decreto ministeriale n. 80, laddove esso non determinava modalità dettagliate di organizzazione e tenuta delle attività di recupero, rimettendone invece la concreta progettazione ed attuazione alla responsabile autonomia delle istituzioni scolastiche.
Per le stesse ragioni, deve invece esprimere oggi forti perplessità in merito al contenuto dell’OM 92, che interviene a regolare in via amministrativa la materia del DM 80; e ciò in quanto essa introduce forti elementi di irrigidimento organizzativo (con potenziali tensioni, interne alle scuole e rispetto all’utenza) e pone di fatto le premesse perché il processo si esaurisca in una pletora di adempimenti formali e di passaggi procedurali, senza incidere sul miglioramento sostanziale degli apprendimenti per gli alunni in difficoltà.
Senza addentrarci, in questa fase, in un esame minuzioso delle molte criticità del testo, preme almeno rilevare i seguenti punti:
- ogni fase della progettazione ed attuazione degli interventi è demandata agli organi collegiali, spesso ad una pluralità di essi, con il rischio di sovrapposizione di competenze e di diversità di valutazioni (che dire dell’attribuzione al Collegio docenti dei criteri per la composizione dei gruppi di studenti, che sarebbe molto meglio assegnare al Consiglio di classe?);
- l’indicazione di modalità applicative minuziose (per esempio, la durata minima di 15 ore per gli interventi), se da una parte restringe l’autonomia progettuale ed organizzativa delle scuole, dall’altra finisce con il suggerire interventi centrati sulle singole materie. E’ noto invece che la maggior parte delle difficoltà di apprendimento degli studenti sono legate a problemi di motivazione, di metodo di studio, di deprivazione linguistica, che andrebbero gestiti al di fuori della riproposizione meccanica di metodologie e contenuti che si sono dimostrati inefficaci nella pratica quotidiana;
- i riferimenti alla contrattazione integrativa di istituto – che in linea di principio si possono considerare opportuni – vengono però allargati ad ambiti sicuramente al di fuori di quelli dovuti: per esempio, le “modalità di utilizzazione del personale docente”, che richiedono valutazioni di ordine pedagogico e didattico e, come tale, andrebbero lasciate a soggetti in possesso di competente professionali specifiche;
- nel suo insieme, attraverso un’intricata rete di consultazioni e di pareri, si ipotizza una condizione in cui gli organi collegiali della scuola dovrebbero sedere in permanenza ed occuparsi prevalentemente, o solo, del “recupero”. Si determina così un duplice rischio: che il sovraccarico di riunioni e di passaggi procedurali finisca con lo svuotare di attenzione e di impegno la riflessione professionale degli operatori; e che si finisca con il perdere di vista il fine primario della scuola, che è produrre e favorire l’apprendimento quotidiano e non solo una pletora di azioni straordinarie di recupero. Recupero di quel che, a questo punto, non si sa se e quando vi sarebbe ancora il tempo di programmare e di attuare;
- parallelamente, il moltiplicarsi delle procedure e delle sedi collegiali di decisione finisce con lo svuotare la responsabilità individuale. La scuola, nel suo insieme, è tenuta verso l’utenza ad una folla di adempimenti e di garanzie: nessuno dei suoi operatori ha una responsabilità individuale per i singoli atti e momenti decisionali. E la somma di tante deresponsabilizzazioni personali ben difficilmente produce una responsabilità collettiva;
- l’unico soggetto cui è in capo una responsabilità precisa, il dirigente, è di fatto assente dal novero dei decisori ed anche degli organizzatori del servizio. La sua figura, quando viene evocata, per lo più indirettamente, è quella di un esecutore o di un mediatore fra una folla di punti di vista, pareri, criteri, modalità ed altro. Lo squilibro fra i compiti attesi dalla funzione e gli strumenti forniti per farvi fronte è un’ulteriore premessa per l’inefficacia del modello.

Per l’insieme delle considerazioni esposte – cui altre potrebbero aggiungersene, di natura più intrinsecamente pedagogica oltre che organizzativa – Le chiediamo, signor Ministro, di voler disporre una revisione del testo dell’ordinanza in questione, che liberi le scuole da un carico inopportuno di sovrastrutture e procedure e le restituisca al compito di progettare in autonomia questo come gli altri momenti della loro missione istituzionale. Non dimenticando il fatto che le responsabilità di tipo organizzativo e gestionale andrebbero poi riservate al dirigente, secondo la lettera e lo spirito delle disposizioni generali vigenti nell’ordinamento delle pubbliche amministrazioni.

Giorgio Rembado
Presidente nazionale Anp
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