Altre considerazioni sul passaggio al libro digitale

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Altre considerazioni sul passaggio al libro digitale

Messaggiodi edscuola » 14 maggio 2009, 15:50

da LASTAMPA.it

Altre considerazioni sul passaggio al libro digitale

Editoria scolastica e nuove tecnologie: interviene l'Amministratore delegato di Loescher


MARCO GRIFFA

La scuola italiana sta attraversando un momento di profondo cambiamento.
Tale evoluzione deriva da più fattori, ma ha trovato una forte accelerazione in una serie di norme di legge che hanno imposto alle scuole, alle famiglie, agli studenti e agli insegnanti grossi cambiamenti rispetto al passato, i cui risultati sono tutt’ora da valutare da un punto di vista pratico.

Da responsabile della casa editrice Loescher di Torino, la mia visione è diversa in alcuni aspetti da quella presentata nell’articolo del 4/5 pubblicato su Lastampa.it.

Al centro della scuola dovrebbe essere posta la cultura e la conoscenza che passa agli studenti, con il massimo impegno (anche economico) dell’intero sistema per formare le generazioni future.

Purtroppo invece, sull’onda delle campagne che a settembre rispolverano la falsa teoria del caro libri, (smentita dall’Istat, dalla semplice analisi dei listini prezzo e dai risultati della stessa antitrust sul comparto dell’editoria scolastica), ma che pare non sia una notizia cui dare il debito risalto, bada più al costo dei libri che alla loro valenza sociale. Oggi per i testi scolastici una famiglia “investe”, non “spende”, circa 1 euro al giorno.

Nel tentativo di dare un freno ad un problema inesistente, in tempi diverse sono stati introdotti i tetti di spesa, un limite che stabilisce quanto può essere il massimo di spesa in libri per un certo anno per tipo di scuola e classe frequentata. Non va confuso l’eventuale supero del tetto di spesa con il caro libri. Uno è la spesa totale possibile, l’altra l’eventuale aumento del prezzo del singolo libro.

E’ stata varata una norma che impedisce la scelta di testi scolastici per i quali l’editore non garantisca per 5 anni l’immodificabilità dei contenuti, pur mettendo a disposizione degli aggiornamenti separati, nata per contrastare le così dette nuove edizioni, che in realtà rappresentano una frazione minima delle novità annuali.

Questa scelta porterà ad avere, soprattutto in alcune materie, libri superati e non aggiornati, pensiamo ad esempio ai testi di diritto o di informatica.
E’ infatti difficile immaginare chi andrà in libreria o su internet a comprare un aggiornamento, che in certi casi potrebbe essere di molte pagine e riguardare più parti del testo stesso, rendendone oltremodo difficile l’integrazione con il libro.

Una volta effettuata la scelta, questa resterà bloccata per 6 anni (5 alla primaria, ex elementare), quindi se anche un testo non si rivelasse valido per la didattica del docente o comunque non adatto, non è ancora chiaro quali saranno le motivazioni e le possibilità di sostituzione, in una scuola in cui anche il variare degli studenti stranieri di anno in anno, potrebbe richiede l’uso di testi diversi.

Tali provvedimenti ridurranno in una percentuale ancora non definibile i fatturati e i margini degli editori, con conseguenti possibili ricadute anche sul piano del lavoro dipendente e dell’indotto, con dei vantaggi molto dubbi per studenti e famiglie.

Altra parte importante delle normative, auspicata da più parti, è la transizione al testo digitale.

Ormai spesso un testo in formato digitale, viene definito e-book, aprendo non pochi dubbi tra le definizioni relative al contenitore, il così detto reader, e il contenuto stesso, quindi il testo non cartaceo ma in file, fruibile tramite web o scaricabile su un proprio apparato.

Gli attuali e-book reader oscillano tra i 250 e 500 euro di costo, hanno una visualizzazione solo in bianco e nero, con le conseguenti difficoltà di utilizzo per un testo a colori, come ad esempio quelli di storia dell’arte o con cartine, e spesso non sono in grado di ridimensionare sul video i file PDF.

Il ministero stesso, poi, non cita mai nella norma e nelle circolari il termine “e-book” e il loro utilizzo.

Anche per i testi digitali, in pratica dei file scaricati da internet, o misti, formati da un libro cartaceo e da altre parti disponibili su internet, previsti dalla norma come obbligatori dal 2011 affinché un testo possa essere scelto da un insegnate, si sono ipotizzati grandi vantaggi sul fronte del prezzo e quindi una notevole riduzione di costi per le famiglie.

Quello che spesso non è considerato è che non tutti dispongono di un computer (portatile, altrimenti come lo uso a casa e a scuola?) adatto e di una linea ad alta velocità, quest’ultimo aspetto spesso ostacolato dall’assenza di copertura ADSL in parecchie zone del paese. Quindi il teorico risparmio, poi vedremo perché teorico, è al primo anno compensato dal costo dell’hardware e nel tempo dal costo delle linee di connessione.

Occorre poi considerare che un computer portatile necessita di attenzioni: non cadere a terra viaggiando negli zaini, il rischio di furto, dopo qualche anno ha bisogno di una batteria nuova, è sempre a rischio virus, specie se è anche utilizzato per chattare e navigare in rete. Inoltre molte classi delle nostre scuole oggi non hanno impianti a norma per ospitare le spine e gli alimentatori di 20 e più computer per classe, e non so se hanno i soldi per i maggiori consumi elettrici.

Vediamo perché un minor risparmio relativo. Nell’ipotesi in cui il testo venisse stampato, il costo dell’acquisto più quello della stampa porterebbero ad una maggiore spesa per la famiglia di circa tre volte rispetto a comprarlo in libreria, senza contare il peso maggiore, la scomodità dei fogli sciolti e il grosso carico di inquinamento che si va a creare con le cartucce esaurite.

Nel caso si scegliesse invece di non stampare, ma si studiasse a video, al di là delle abitudini personali nel modo di studiare, la lettura di molte ore a video non sempre aiuta la vista, e non sempre è cosi comodo e fruibile, anche in funzione dell’hardware utilizzato, che ha costi di acquisto, manutenzione e aggiornamento.

Il non stampare il testo per l’editore, specie in questa fase in cui la parte digitale del mercato è poco più che sperimentale, non rappresenta una riduzione di costi, in quanto la stampa e la distribuzione dei testi rappresentano solo una parte dei costi per arrivare alla produzione di un libro di scuola.

Non va poi dimenticato che l’iva che graverà sugli acquisti via internet, considerati un servizio, sarà del 20% a carico dell’acquirente finale, invece dell’attuale 4% sui testi cartacei.

I materiali di espansione dei testi, che la norma ipotizza siano a disposizione su internet per i testi misti, rappresentano un costo che l’editore fino ad oggi non ha sostenuto e che, sommato ai costi per le piattaforme di erogazione di questi contenuti, certo non permetterà una riduzione di prezzo proporzionale alla eventuale riduzione di pagine.
Anche su questo punto i giornali hanno riportato notizie di testi a 10 euro. Tale ipotesi di prezzo non è chiaro su cosa si basi, ma difficilmente sarà realizzabile per prodotti di contenuti e qualità cui oggi è abituata la scuola italiana dai propri editori.

Non è poi il caso di dimenticare la forte incidenza sui costi dei testi che le frequenti riforme della scuola, fatte o annunciate da ognuno dei ministri che si sono alternati, hanno portato in 10 anni a rifare più volte molti testi, andando ad incrementare in modo anomalo le edizioni e versioni delle diverse opere.

Non ultima quella prevista per il 2010 e che dovrebbe riguardare licei, istituti tecnici e professionali. Siamo a maggio e stiamo ancora attendendo sia concretizzata dalle necessarie disposizioni ufficiali.

Tutto questo senza citare la libertà di insegnamento, garantita dalla costituzione.

In conclusione, l’evoluzione della scuola andrà certo verso una maggior incidenza dei materiali digitali nelle loro diverse forme, sfida a cui già da diversi anni sui siti degli editori scolastici si trovano risposte ampie e diverse, ma questa non va considerata come una sola e semplice riduzione dei costi, ma come una parte della crescita culturale indispensabile al futuro del paese, passando anche attraverso i testi cartacei.
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