Il Senatùr ricuce con la Gelmini: Inevitabile maestro unico

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Il Senatùr ricuce con la Gelmini: Inevitabile maestro unico

Messaggiodi edscuola » 11 settembre 2008, 9:48

da Mattino

Il Senatùr ricuce con la Gelmini «Inevitabile il maestro unico»

Roma. Pace fatta con Umberto Bossi e mano tesa ai sindacati convocati a viale Trastevere (forse il 20 settembre) per avviare il confronto sul piano programmatico per la scuola. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenuto alla settima conferenza di organizzazione della Uil Scuola, a Fiuggi, annuncia che andrà a trovare Bossi e promette: «La prossima volta lo chiamerò personalmente perchè le sintesi giornalistiche possono creare fraintendimenti». Insomma, incidente chiuso, anche se in serata Bossi tiene a sottolineare: «Avrei preferito un’altra soluzione, è meglio avere tanti insegnanti ma costa troppo, va bene il maestro unico, cerco con uno solo e sbagliato si rischia di rovinare i ragazzi». La Gelmini ora deve fare i conti i sindacati. «Qualcuno dice che sarà un autunno caldo - spiega il ministro - alcuni hanno proclamato scioperi e altri ancora minacciano di occupare le scuole. Mi chiedo se la contrapposizione tra sindacato e governo possa portare a un miglioramento della scuola. Francamente non credo». Dalla Uil è arrivata un’apertura di credito. «Ci apprestiamo a discutere le politiche scolastiche con spirito costruttivo - ha assicurato il segretario generale della confederazione Luigi Angeletti - ma per migliorare la qualità dell’insegnamento bisogna remunerare meglio i professori». Il segretario generale della categoria, Massimo Di Menna è disponibile a patto che non si perda ancora tempo per il rinnovo del contratto. Da Enrico Panini della Cgil nessuna apertura di credito: «Il ministro - tuona - deve ritirare il decreto che ha introdotto il maestro unico». Sulla stessa linea la Cisl. Il ministro non retrocede e insiste: «Bisogna cambiare le modalità di spesa se si vuole premiare il merito e investire nell’innovazione e nell’edilizia scolastica». Il ministro è consapevole che il cambiamento costa anche in termini di consenso ma - ha detto - «preferisco essere impopolare che antipopolare». Il lavoro è appena avviato. Dopo la scuola («cambierò gli ordinamenti») passarà all’università («presto arriveranno le linee guida»).
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