La scuola non c'è più comincia l'avventura

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La scuola non c'è più comincia l'avventura

Messaggiodi edscuola » 8 giugno 2008, 17:27

da Repubblica.it

Tirare con l'arco, correre lungo un ponte tibetano, discendere le rapide in canoa
Le vacanze dei ragazzi, tra stage e corsi, si trasformano in prove di coraggio

La scuola non c'è più comincia l'avventura

Le alternative sono tante: dal corso di vela a quello di cucina, dallo lingue al tennis

di MARINA CAVALLIERI

SARA' un'estate-avventura, adrenalinica e no-limits: si potrà discendere lungo un fiume con la canoa, camminare sugli alberi con un'imbragatura, costruire zattere e mongolfiere, fare bird watching e orienteering, tirare con l'arco, passeggiare su traballanti ponti tibetani o affrontare con un kajak le onde. Sarà una vacanza didattica ma frenetica dove ragazzi dai sei ai diciassette anni potranno diventare tanti piccoli Indiana Jones: a contatto con la natura studieranno le fasi solari e il movimento degli aquiloni, scopriranno i rifugi degli scoiattoli o della foca monaca, poi, nei momenti di relax, potranno scegliere se abbandonarsi al ritmo di High school music oppure fermarsi ad ascoltare il silenzio, sempre aiutati da guide professionali ed esperti animatori.
Nei migliaia di centri estivi sparsi per l'Italia si preparano le vacanze under diciotto: un esercito di organizzatori, tour operator, parrocchie, associazioni ambientaliste e sportive perfezionano i loro depliant per offrire a bambini e adolescenti stanchi e annoiati dalla vita in città, qualcosa di indimenticabile, se non un'estate intera almeno una settimana da leoni. Perché, se un tempo c'erano le colonie e i soggiorni al mare, oggi ci sono i campus a tema; se una volta c'erano le vacanze-studio, ora ci sono le settimane estreme.

"Negli ultimi cinque anni il mercato è cresciuto moltissimo, prima si faceva più fatica a vendere questo prodotto alle famiglie, prevaleva la mamma iperprotettiva", spiega Giovanna Mattiolo, amministratore della "Tourist trend", tour operator che ha partecipato all'organizzazione di Children's tour, fiera del turismo per ragazzi che si è tenuta recentemente a Modena. Il dato di partenza è che sono più di sei milioni i ragazzi dai sei ai diciassette anni, oltre il sessanta per cento ha fatto una vacanza nel 2007 e tra questi sono sempre di più quelli che partono anche da soli.

"Negli ultimi anni sono cresciute molte realtà distanti dal vecchio modello delle colonie, che erano organizzate da enti statali e dopolavori; oggi tutto è legato all'iniziativa privata e prevale il soggiorno tematico dove il bambino sperimenta un'avventura e si cala nella parte. Piace molto la vacanza a contatto con la natura con situazioni che imitano le imprese del supereroe degli schermi Indiana Jones, vanno bene anche i soggiorni centrati su uno sport, le vacanze-studio piacciono più ai genitori e meno ai ragazzi. Poi c'è il versante delle fattorie didattiche e degli agriturismi, dove i bambini stanno a contatto con gli animali e apprendono attività legate all'agricoltura e alla gastronomia, non è difficile vedere in questi casi bambini con il mattarello che imparano a fare il pane e la piadina. I bambini si fanno molto influenzare dai film, dopo Ratatouille, cucinare è diventata una moda".

Nell'estate 2008, insomma, stravincono le vacanze-contrappasso: bambini sedentari, teledipendenti, iperaccessoriati, sorvegliati ovunque, poco autonomi, vengono catapultati in esperienze a contatto con la natura, a volte in simulazioni di avventure estreme. Perché accanto ai campus estivi creati già negli anni Settanta da Wwf e Legambiente, improntati al modello educativo ed ecologico, sono nate altre realtà dove si privilegia si il contatto con la natura ma in versione più cinematografica e surviving. "Parco Cerwood è un nuovo modello di campo estivo, è stato il primo in Italia, è nato in Emilia Romagna nel 2003, ora ce ne sono dodici solo in questa regione e non ce n'è uno uguale all'altro", racconta Loredana Notari. "Qui si può venire per un solo giorno oppure per una o più settimane, sistemandosi in alberghi o campeggi. I ragazzi da noi praticano la camminata tra gli alberi con una imbragatura, fanno tarzaning oppure si cimentano nell'arrampicata sportiva su pietra di Bismantova o nel tiro con l'arco. Abbiamo ponti oscillanti e tibetani per giochi di equilibrio e di forza. Sono campi un po' sul modello francese, ce ne sono molti in Corsica e in Costa Azzurra ma da noi c'è più sorveglianza".

È più slow invece la vacanza in fattoria, ma non per questo meno intensa. La tendenza è sempre imparare, socializzare, fare movimento e soprattutto praticare attività a volte persino drasticamente vietate durante l'anno. "Nelle fattorie didattiche si fa turismo attivo, i nostri operatori sono agricoltori che hanno fatto interventi formativi, corsi di centoventi ore dove si affrontano dai problemi della sicurezza alle dinamiche di gruppo", spiega Marco Boschetti, direttore del Consorzio agrituristico mantovano. "Da noi vengono ragazzini dagli undici ai sedici anni, si privilegiano le attività manuali, la raccolta della frutta ma si impara anche a fare il pane". Dopo lo smog dell'inverno ecco la vita in campagna, finiti i pomeriggi passati con patatine e snack è il momento dell'educazione alimentare. Un modello a cui a volte si associa anche la pratica dell'inglese in un crescendo accattivante di offerte tra il ludico e il formativo. È quello che avviene in un rustico casale umbro, sede de "L'Aquilone". "Siamo attivi da più di trent'anni, da noi è come se i bambini fossero a casa dei nonni o degli zii. Facciamo molte attività tra cui teatro e archeologia, ospitiamo anche ragazzi dall'estero, figli di italiani". Soggiorni ecologici, multidisciplinari per genitori e figli forse un po' snob. Ma nel supermarket delle nuove vacanze ci sono anche le attività sportive, dove è il calcio a fare da padrone indiscusso. "Gli Inter campus sono nati nel 1994, la nostra scelta è di organizzarli direttamente ma ci sono, per esempio, i campus del Milan che sono una rete in franchising", spiega Lillo Dragone. "Quasi tutte le società di serie A, B, C1 e C2 organizzano campi estivi, per le società è una forma di autofinanziamento, si può calcolare che sono circa centomila i ragazzi che passano almeno una settimana in questo tipo di campus. E ci sono squadre riservate anche alle ragazzine".

Non c'è che da scegliere e per chi non può o non vuole muoversi dalla città ci sono i city-camp, in un susseguirsi senza tregua di impegni, sport, attività, sono le vacanze riparatorie che colmano vuoti familiari e stress scolastici, pomeriggi estivi distanti anni luce da quelli cantati da Celentano, troppo azzurri e troppo lunghi. "Io credo che queste possibilità che si offrono ai ragazzi possono essere una buona opportunità per acquisire autonomia, soprattutto perché ce ne sono poche di tali iniziative negli spazi formativi", riflette Clara Tornar, docente di pedagogia sperimentale. "Però quest'ansia di riempire i tempi vuoti rischia di diventare un'ulteriore occasione di stress, se si concentra in una settimana quello che si dovrebbe sperimentare nel corso di un anno".
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