L'integrazione deve iniziare tra i banchi

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L'integrazione deve iniziare tra i banchi

Messaggiodi edscuola » 20 maggio 2011, 7:52

da LASTAMPA.it

"L'integrazione deve iniziare tra i banchi"
FLAVIA AMABILE

«L’Italia? Sta crescendo una generazione di immigrati frustrati, un errore che corre il rischio di pagare caro in futuro». E’ l’opinione di Maurizio Ambrosini, docente dei processi migratori dell’università di Milano e direttore della rivista «Mondi Migranti».


Professore, i ragazzi stranieri arrivati in Italia adolescenti hanno una probabilità 18 volte più alta di avere problemi a scuola rispetto ai coetanei italiani. Perché tanto divario?
«Se gli stranieri sono arrivati da piccoli a scuola vanno bene, se invece sono arrivati già abbastanza grandi è tutto più difficile. E’ così negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dove comunque è più facile che chi arriva conosca la lingua. In Italia esiste un ulteriore ostacolo creato proprio dall’idioma: fatta eccezione per gli albanesi o per gli ecuadoriani che parlano spagnolo, nessuno conosce o ha la minima dimestichezza con l’italiano».

I problemi incontrati dai ragazzi sono di tipo familiare o scolastico?
«Di entrambi i tipi. Il fenomeno migratorio italiano è recente, molte famiglie sono in condizioni di precarietà lavorativa ma spesso anche abitativa: si vive in case occupate da più famiglie o sotto sfratto. Un ragazzo straniero in genere ha maggiori problemi di spazio e difficilmente ha la tranquillità e la serenità dei suoi coetanei italiani. E’ più raro anche che abbia genitori in grado di aiutarlo nei compiti, non per mancanza di volontà quanto per incapacità di comprendere appieno i testi da studiare o per l’incapacità di scrivere un tema».

Esiste però anche un problema di integrazione a scuola. Il ministro Gelmini ha provato a risolverlo stabilendo un tetto del 30 per cento degli stranieri nelle classi.
«Quello del ministro Gelmini è stato un tentativo lodevole di affrontare il problema ma non tiene conto di un aspetto rilevante: la necessità di effettuare investimenti specifici, assegnando risorse e realizzando progetti educativi finalizzati. Fino a una decina di anni fa in provincia di Milano c’era un insegnante dedicato ogni 50 studenti, oggi ce ne sarà uno ogni 600».

Nonostante le carenze nelle politiche di integrazione, agli studenti stranieri la scuola piace più di quanto non piaccia agli italiani.
«E’ un elemento molto importante. Questi ragazzi, infatti, desiderano integrarsi, vogliono inserirsi in Italia, e quindi ne apprezzano le scuole e i professori. E’ un peccato non capire questo desiderio di integrazione, stiamo crescendo una generazione di frustrati senza renderci conto che non si tratta di un loro problema, ma di un nostro problema: integrarli significa occuparsi del nostro futuro».
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